Dallo scalone agli scalini,
ma i docenti se ne stanno già andando.

da Tuttoscuola, 8 gennaio 2008

 

Scade giovedì 10 gennaio il termine ultimo per presentare (o ritirare) le domande di dimissioni dal servizio, e già si registrano segnali di fuga dalla scuola, anche se le nuove regole in materia di pensione hanno cancellato lo scalone che l’anno scorso aveva indotto alla pensione di massa circa 53 mila dipendenti della scuola statale, di cui 43 mila docenti.

La nuova legge sul welfare (legge 24 dicembre 2007, n. 247) entrata in vigore dal 1° gennaio 2008 ha sostituito lo scalone con alcuni scalini, prevedendo cioè un graduale innalzamento dell’anzianità utile per la pensione.

Per il 2008 si potrà lasciare il servizio con 35 anni di anzianità contributiva (come prima) e almeno 58 di età (prima ne bastavano 57).

Dal 2009 scatterà il meccanismo delle "quote" che fino al 2010 è fissato a 95 con almeno una età di 59 anni. Quel 95 significa che con 59 anni di età occorrerà avere 36 anni di contributi (36+59=95). Se i contributi sono al minimo richiesto (35), occorrerà avere un’età di almeno 60 anni (35+60=95).

Nel 2011 e 2012 la quota è fissata a 96 e l’età minima a 60: è facile fare i calcoli.

L’effetto per tutti i dipendenti è di invecchiare gradualmente sul lavoro. Anche per la scuola l’invecchiamento medio degli insegnanti è certo e la media di età della classe docente è destinata ad innalzarsi ulteriormente, anche perché le prossime immissioni in ruolo accoglieranno i precari storici, invecchiati da supplenti. Solo i concorsi ordinari potranno effettivamente svecchiare la classe docente e portare fermenti di nuove generazioni nella scuola.