La crisi di governo rischia di lasciare in mezzo al guado
la nuova scuola post morattiana

La riforma compiuta a metà.

E Fioroni corre per chiudere le nomine dei direttori generali

di Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi del 29.1.2008

 

Sul punto, è stato chiaro. Il giorno dopo essere caduto al senato, il premier dimissionario, Romano Prodi, il 25 gennaio scorso ha inviato ai vicepremier, ai ministri e ai sottosegretari una circolare in cui ha dato disposizioni su quali sono i provvedimenti che potranno essere portati avanti in questo scorcio di esecutivo. Una sorta di vademecum del bon ton istituzionale da osservare nella navigazione della crisi. In attesa che si svolgano elezioni anticipate, oppure che ci sia un governo tecnico, nella scuola si vivrà l'ennesimo blocco di una riforma, quella di Beppe Fioroni, ancora in corso d'opera. Il consiglio dei ministri non vaglierà infatti nuovi disegni di legge, per esempio quello atteso sull'educazione permanente non sarà più esaminato, sarà impegnato nel disbrigo dei soli affari correnti, nell'attuazione delle determinazioni già assunte dal parlamento e nell'adozione degli atti urgenti. «Dovrà, in particolare, essere assicurata la continuità dell'azione amministrativa, con particolare riguardo ai problemi dell'occupazione, degli investimenti pubblici e ai processi di liberalizzazione e di contenimento della spesa pubblica». Una estensione, questa, della gestione in senso stretto degli affari correnti scritta quando forse Prodi ancora pensava di poter ottenere dal presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, un nuovo incarico. Ipotesi ora del tutto sfumata.
Per Fioroni, si tratta ora di ultimare amministrativamente quanto già deliberato dal punto di vista legislativo. È il caso del decreto sugli istituti tecnici superiori e la formazione tecnica superiore. Potrà, se il tempo lo consentirà, anche disegnare con il collega dell'università, Fabio Mussi, il sistema di reclutamento dei docenti. Si tratta, infatti, dell'attuazione di una norma prevista dall'ultima Finanziaria. Fioroni si era dato sei mesi di tempo, ora sono troppo. Se dovesse toccare al nuovo governo, potrà intervenire, così come fatto dallo stesso Fioroni rispetto alla riforma Moratti, in senso anche contrario rispetto all'iniziale spirito della legge delega. Il compito però sarà più semplice di quanto sarebbe adesso, visto che non ci sarà bisogno del raccordo tra l'istruzione e l'università. L'ultima Finanziaria, infatti, ha previsto che dal governo successivo a quello in carico si tornerà allo schema di governo previsto dalla riforma targata Franco Bassanini: ergo, un solo ministero per università, ricerca e pubblica istruzione, come ai tempi insomma di Letizia Moratti. Restano infine nel guado i programmi di studio e l'attuazione del nuovo obbligo scolastico, a livello ancora di sperimentazione. Per gli istituti tecnici e professionali, sì a nuove linee guida, trattandosi dell'attuazione di obblighi di legge, ma è poco probabile che ci si riesca con i tempi a disposizione.

Sempre con un occhio agli eventi, Fioroni ha intenzione di chiudere in fretta la partita delle nuove nomine. Venerdì scorso il consiglio dei ministri ha ratificato la nomina di Piero Cipollone alla guida dell'agenzia nazionale per la valutazione del sistema scolastico (che assorbe l'Invalsi). Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il regolamento di riorganizzazione del ministero e dei suoi uffici di stretta collaborazione, Fioroni ora ha 60 giorni di tempo per nominare i nuovi direttori generali i quali, a loro volta, dovranno scegliere i dirigenti di seconda fascia sui singoli uffici. Ma 60 giorni non serviranno.