L'INCHIESTA

Viaggio nelle scuole italiane che si preparano a dare attuazione
all'ordinanza del ministro Fioroni. Stanziati 210 milioni di euro.
Ma non sembra facile reperire i docenti disponibili e gli orari opportuni

Debiti scolastici da "saldare",
mancano soldi e professori.

Al via a febbraio, fra dubbi e difficoltà, i corsi per studenti meno bravi.

di Francesca Filippi da Il Messaggero del 28.1.2008

 

ROMA - La scuola italiana produce molti somari ma quando si tratta di recuperarli non ci sono i soldi. E neppure gli insegnanti a cui affidare la nobile missione. Il piano per saldare i debiti scolastici, che dovrà partire ufficialmente a febbraio, così come prevede l'ordinanza firmata il 6 novembre scorso dal ministro della Pubblica Istruzione Fioroni, è diventato un caso in tutta Italia. Ma, problema nel problema, è aperta una vera e propria caccia a docenti disposti ad accontentarsi di 50 euro lordi l'ora per mettere la loro professionalità al servizio dei "somari" da recuperare.

E perciò si lamentano tutti, genitori, alunni, presidi e naturalmente i professionisti che dovrebbero essere impegnati nei corsi. Di conseguenza, è già larga la latitanza dei diretti interessati. Che scarseggiano soprattutto nelle materie tecniche, giuridiche e scientifiche, quelle in cui i ragazzi hanno più problemi. E che ci sia la necessità di seri corsi di recupero (ne hanno bisogno il 41 % dei ragazzi delle superiori, mentre i144% non capisce la matematica) lo impone il triste primato riconosciuto ai nostri studenti dal rapporto Ocse-Pisa, secondo il quale un alunno su due in Italia non è in grado di leggere un testo c comprenderlo.

La durata dei corsi, che le scuole dovranno attivare e i ragazzi frequentare (ameno che le famiglie intendano rinunciarvi), non dovrà essere inferiore alle 15 ore ciascuno. Ma esiste anche il problema di come partiranno. Perché alla vigilia dell'inizio dell'attività di sostegno (si procederà subito dopo lo scrutinio del primo quadrimestre, quindi non oltre la metà di febbraio) sono venute fuori difficoltà relative agli orari in cui dovranno essere tenuti, preferendo i professori il pomeriggio, gli studenti la mattina al posto della didattica. La insufficiente copertura economica (il ministero di viale Trastevere ha stanziato in questa prima fase 210 milioni di euro resta, comunque, il nodo più difficile da sciogliere. Ai docenti vanno 50 euro lordi l'ora, che moltiplicati per 15 ore fanno 750 euro per ciascun corso, a prescindere dal numero degli studenti che vi partecipano. Se gli alunni delle scuole più abbienti, in presenza di insufficienze non gravi da sanare, sono in grado di ricorrere alla ripetizioni private, ciò non è facilmente possibile ai ragazzi degli istituti tecnici di periferia che devono fare necessariamente affidamento sui corsi attivati dalle scuole.

Ma proprio in queste scuole ci sono già i problemi maggiori, perché è difficile reperire professionisti disposti a rinunciare alla propria attività privata per dedicarsi all'insegnamento quasi per missione. L'esempio più lampante è a Crema. Nell'istituto tecnico commerciale per geome-tri "Pacioli", su 150 insegnanti appena 20 hanno dato la loro disponibilità, in quanto liberi professionisti. «E' desolante ma è la verità - allarga le braccia Giuseppe Strada, preside dell'istituto, il primo in Italia a ricevere nel 1998 la certificazione di qualità e dove 1.550 studenti hanno come insegnanti di matematica e scienze neo laureandi di Harvard -. E' la legge che lo consente. Vorrà dire che ci affideremo a docenti esterni. I soldi? Faremo di tutto per farceli bastare, anche se abbiamo già chiesto alle famiglie un contributo aggiuntivo perle attività di laboratorio».
La dimostrazione pratica che uno studente su due ha debiti in una o più materie la offre Massimo Primerano, preside del liceo classico "Michelangelo" di Firenze. «Nel primo quadrimestre dell'anno scolastico 2006-2007 abbiamo registrato 2.500 insufficienze, a' fronte dei 1.150 alunni. E più o meno anche quest'anno i dati dovrebbero essere riconfermati. Così dello storico liceo classico "Tasso" della Capitale, con 1.200 studenti e 85 insegnanti.

La poca disponibilità di soldi e dei professori disposti a certificare i recuperi degli studenti preoccupa anche l'istituto tecnico commerciale "Pertini" di Tor Bellamonaca, dove buona parte dei 1.000 studenti ha insufficienze gravi in matematica, economia aziendale, ragioneria, informatica, diritto e tecnica. L'ex vicepreside Ettore Marsico, tornato in cattedra ad insegnare Scienze della natura, non ha dubbi: «Quella dei docenti è ormai un'emergenza. Molti miei colleghi esercitano la libera professione, sono ragionieri, avvocati, commercialisti, nel pomeriggio già impegnati in studi privati. Come se non bastasse, molti alunni arrivano al biennio senza saper leggere né scrivere o parlare, in quanto stranieri. Quindi a loro va dedicato più tempo. Ma come facciamo?».

Far quadrare il cerchio non è facile. «Per accontentare insegnanti e alunni-spiega Mario Rusconi preside del liceo scientifico "Newton" - ho organizzato una settimana di corsi al mattino, al posto della didattica, e una settimana di pomeriggio». E' una debacle annunciata? «E' pre sto per dirlo- sottolinea Giorgio Rembade presidente dell'associazione fra 2 settimane sapremo quali e quanti sono i debiti dei nostri studenti. A quel punto le scuole potranno attivarsi, valutare se le risorse in campo bastano oppure no». Lavorano a pieno ritmo anche le scuole medie. A Roma la Settembrini (740 alunni e 67 insegnanti), da novembre ad oggi ha già all'attivo 5 corsi per saldare i debiti in matematica, lettere e lingua straniera.

«Almeno un centinaio di alunni fino ad aprile saranno coinvolti nell'attività di sostegno - spiega la preside Pianese Longo- ma solo nelle ore pomeridiane». Stessa tabella di marcia anche alla media dell'Istituto comprensivo di Tivoli. «Tra fine novembre e dicembre abbiamo svolto un corso di 10 ore -ricordala preside Maria Luisa Viozzi - un altro è previsto per fine aprile. Sono necessari perché uno studente su 2 non sa leggere un testo e comprenderlo».