il 20% dei cittadini italiani rischia
l'indigenza contro una media europea del 16%
Ue: in Italia 25% bimbi
a rischio povertà.
Rapporto sulla "protezione sociale":
peggio di noi solo lituani, romeni, ungheresi, lettoni e polacchi
Il Corriere della Sera del
25.2.2008
BRUXELLES (BELGIO) - In Italia un bimbo su 4 è a
rischio povertà. L’allarme viene dalla Commissione europea, che ha
presentato il suo rapporto sulla "Protezione sociale". Peggio dei
nostri ragazzi tra gli 0 e i 17 anni stanno i lituani, i romeni, gli
ungheresi, i lettoni e i polacchi. La media Ue è del 19% per i
bambini, contro il 16% della popolazione complessiva. L’Italia batte
anche questa media, con un totale di cittadini a rischio povertà del
20%, più che in Romania (19%).
CLASSIFICA
- La classifica è pesante anche per i bambini britannici e spagnoli,
appena prima degli italiani, al 24%. I più fortunati sono quelli del
Nord Europa, in Danimarca e Finlandia (10%), ma anche in Slovenia
(12%), Cipro (11%) e Germania (12%). Naturalmente i dato non è
assoluto, è cioè calcolato in ragione del reddito medio del Paese di
residenza, ma questo non consola molto chi è a rischio. Lo studio è
ricchissimo di dati presi da ogni punto di vista, e ne emerge, spiega
una nota, che le riforme nel campo della protezione sociale e le
politiche di inclusione attiva hanno contribuito l’anno scorso a dare
impulso alla crescita e all’occupazione in Europa. Si deve però fare
di più per assicurare che tali ricadute raggiungano le persone ai
margini della società e per migliorare la coesione sociale.
RISCHIO POVERTA'
- Il 16% dei cittadini dell’Ue, si spiega nel rapporto, rimane esposto
al rischio di povertà mentre circa l’8% si trova a rischio di povertà
nonostante il fatto di avere un lavoro. Sui 78 milioni di europei che
vivono a rischio di povertà 19 milioni sono bambini. Per spezzare il
circolo della povertà e dell’esclusione si spiega nel rapporto
occorrono politiche sociali mirate e si deve fare in modo che ogni
bambino renda meglio a scuola se si vogliono assicurare le pari
opportunità per tutti. Si devono rafforzare le politiche di inclusione
e di antidiscriminazione anche in relazione ai lavoratori migranti e
ai loro figli e alle minoranze etniche. Se i bambini sono poveri,
spiega il rapporto, è perché vivono in nuclei familiari con genitori
disoccupati o a scarsa intensità lavorativa o perché il lavoro dei
loro genitori non è sufficientemente redditizio e le iniziative a
sostegno dei redditi sono inadeguate per ovviare al rischio di
povertà. La lotta alla povertà infantile richiede quindi una
combinazione di buone opportunità di lavoro che consentano ai genitori
di accedere al mercato del lavoro e di progredirvi, azioni adeguate e
ben concepite a sostegno dei redditi e la messa a disposizione dei
necessari servizi per i bambini e le loro famiglie. Si deve trovare il
giusto equilibrio tra gli aiuti alle famiglie nel loro complesso e
quelli rivolti ai bambini di per sé. I Paesi che presentano i
risultati migliori mirano le loro iniziative sui bambini più
svantaggiati nell’ambito però di un approccio più ampio a sostegno di
tutti i bambini.