Ripartire dall'integrazione,
quella vera.

Fallimentare - secondo chi scrive questa nota - la politica degli ultimi governi in ambito di integrazione scolastica delle persone con disabilità, tanto da far pensare addirittura ad una "scommessa di trent'anni" ormai perduta. Sarebbe bello, dunque, alla vigilia di una nuova, probabile campagna elettorale, pensare che il valore universale dell'integrazione, a partire proprio dalla scuola, riprendesse lo spazio che merita.

di Antonio Nocchetti, da Superando dell'1.2.2008

 

«La scuola non vede i disabili» è uno slogan suggestivo; che però non sia solo uno slogan, ma una realtà, è noto a chiunque sia impegnato in questo settore, a vario titolo e con diverse competenze.

La scommessa dell'integrazione scolastica, propugnata oltre trent'anni fa da una classe politica di "extraterrestri", se confrontata a quella degli attuali parlamentari, a mio parere appare irrimediabilmente perduta e a questo risultato ha apportato un significativo contributo la pur breve legislatura di centrosinistra, con interventi che gli alunni con disabilità e le loro famiglie non dimenticheranno negli anni a venire.

Da queste prospettive, dunque, un intervento strutturale nella scuola italiana non potrà essere più ritardato dal futuro governo, ma ancor prima bisognerà chiedere con grande determinazione di modificare gli ultimi provvedimenti varati dal Governo Prodi riguardanti i disabili nella Manovra Finanziaria per il 2008.

Per una maggiore comprensione di quanto accaduto, si rimandano i lettori ad un'attenta lettura del documento elaborato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze pubblicato nel dicembre scorso, dal titolo Rapporto intermedio sulla revisione della spesa. Da questo è infatti possibile ricavare un'idea compiuta della visione del Paese e dei suoi bisogni, da parte dei tecnici dell'ex ministro Padoa Schioppa.

Innanzitutto la premessa culturale che sentiamo di avversare con forza è che, contrariamente a quanto ritenuto e diffusamente ripetuto nel citato documento, la disabilità possa avere un costo economico comprimibile. Infatti, il costante tentativo di ridurre i costi non trova purtroppo una ragione d'essere quando questo riguarda dei diritti costituzionali quali l'istruzione e la salute.

L'integrazione scolastica, poi, per gli oltre 190.000 alunni con disabilità italiani passa per scelte chiare che interessano alcuni aspetti fondamentali.

Il primo di questi è la formazione, tema assai discusso in un Paese che ha visto precipitare - si legga a tal proposito il Rapporto OCSE 2007 [l'OCSE è l'Organizzazione Europea della Cooperazione e dello Sviluppo Economico, N.d.R.] - la qualità dei saperi dei nostri studenti progressivamente in ogni ordine e grado d'istruzione negli ultimi dieci anni.

Alla formazione dei docenti curricolari andrebbe perciò dedicata un'attenzione particolare, quando si postula l'abolizione delle classi differenziali, un'aspetto, questo, che è completamente mancato, mentre dall'altro lato si decideva, per ridurre la spesa pubblica, di incrementare il numero di alunni per classe, rendendo ancora più problematica la qualità del tempo scuola per gli alunni disabili.

Il tema della non-formazione dei docenti è senza dubbio un indicatore degli obiettivi falliti dal governo di centrosinistra; una formazione che andrebbe resa obbligatoria e non ulteriormente procrastinata o "camuffata" in pseudodetrazioni fiscali come nella recente Legge Finanziaria.

Da parte loro gli alunni disabili esigono competenze e professionalità da parte di tutto il personale docente, ma, se ci riferiamo esclusivamente ai dirigenti scolastici, solo il 25% di essi risulta in possesso di un titolo di specializzazione o di aver frequentato corsi di formazione (Rapporto INVALSI 2007 [a quest'ultimo il nostro sito ha dedicato il testo intitolato Una ricerca sulla qualità dell'integrazione scolastica, disponibile cliccando qui, N.d.R.]), al pari di una media oscillante tra il 15 e il 30 % per i docenti curricolari.

Da questi dati si comprende come la prima emergenza sia culturale e che la principale attenzione che il prossimo governo dovrà dedicare alla disabilità nella scuola sarà rappresentata dalla necessità di distribuire saperi e competenze "obbligatorie" al personale docente.

Alla formazione del docente è collegato poi il tema della continuità didattica dell'insegnante di sostegno, valore indispensabile per un percorso di crescita armonico dell'alunno disabile.

Su questo tema l'ex ministro della Pubblica Istruzioni Fioroni aveva mostrato attenzione, ahimè solo verbale, al punto che in Finanziaria aveva promesso uno specifico intervento. Ovviamente aveva solo promesso e in Finanziaria le tracce della necessità di "ancorare" il ciclo scolastico dell'alunno all'insegnante specializzato sono scomparse, come dal prossimo anno scompariranno altri 8.000 insegnanti di sostegno.
Il "colpo di genio" è infatti contenuto nel passaggio che fissa, indipendentemente dall'incremento del numero di alunni disabili, l'organico di sostegno al massimo in 94.000 unità per i prossimi anni. Questo oltraggioso tentativo di "controllo delle nascite dei disabili" è reso ancora più inaccettabile dalla contemporanea scomparsa della possibilità di avere insegnanti supplementari in presenza di patologie gravi.

La scomparsa della deroga per gravità è un punto essenziale per considerare fallimentare l'approccio culturale, etico e politico da parte degli ormai ex ministri Fioroni e Padoa Schioppa. La visione che è sottesa a questo drammatico provvedimento inserito negli articoli della Finanziaria è infatti perfettamente coerente con l'idea che la disabilità sia, al pari delle spese per la barberia di Montecitorio o dei biglietti del cinema, un costo comprimibile.

Le conseguenze, però, non tarderanno a palesarsi nel prossimo anno quando, a fronte di un incremento atteso del 5% di alunni disabili, gli organici, già largamente insufficienti, mostreranno l'impossibilità dei direttori scolastici regionali a rispondere ai loro bisogni e a quelli delle loro famiglie.

In questo panorama appare addirittura trascurabile il "geniale" ultimo atto del Governo Berlusconi che rendeva più complesse le certificazioni per la disabilità, producendo tra i genitori dei bambini disabili - perché di disabili veri stiamo parlando - l'angoscia di trovarsi con diagnosi di “lieve ritardo mentale”, sprovvisti cioè anche di quelle insufficienti ore di sostegno scolastico.

Alla vigilia dell'ennesima campagna elettorale tra forze politiche che parlano linguaggi incomprensibili per noi cittadini, sarebbe sorprendente scoprire in esse il valore universale dell'integrazione a partire proprio dalla scuola. Potrebbe essere un segnale, per la nostra civiltà in declino, della presenza di formidabili anticorpi al degrado nel quale sembriamo essere precipitati.