Elezioni/2.
Venti neoproporzionali:
l’incognita del programma di governo.

da Tuttoscuola, 25 febbraio 2008

 

Tra le ipotesi da prendere in considerazione, almeno sul piano teorico, c’è quella di un successo talmente ampio di uno dei due maggiori partiti, PD e PDL, tale da consentire a uno di essi di governare praticamente da solo. In tal caso la politica scolastica del vincitore potrebbe svilupparsi in modo coerente con i programmi presentati.

Ma c’è anche l’ipotesi che la competizione elettorale segni il successo – in termini politici, non certo numerici – di una delle due altre formazioni in campo, l’UDC con eventuali alleati, e la sinistra "Arcobaleno", o di entrambi.

In tal caso i due maggiori partiti sarebbero costretti a venire a patti almeno con uno dei partiti minori (a meno che scelgano le "larghe intese", ma sarebbe per essi difficile andare in questa direzione in presenza di un successo dei partiti che le hanno fortemente criticate in campagna elettorale).

Si configurerebbe così una sorta di ritorno alla prima Repubblica, quando i programmi di governo venivano definiti dopo le elezioni, sulla base di trattative tra i partiti, e non prima. In tal caso, per esempio, il PD potrebbe essere costretto a concedere molto alla sinistra Arcobaleno, non esclusa la soppressione secca della riforma Moratti, mentre un accordo tra PDL e UDC potrebbe vedere il rilancio della scuola paritaria.

Si tratta naturalmente di mere ipotesi, che però non possono essere del tutto escluse in una prospettiva elettorale aperta ad ogni risultato come quella che si va prospettando.