Pd, un bipolarismo mite
salverà l'istruzione.

Più autonomia gestionale e organico funzionale agli istituti,
meno materie e anno sabbatico per i prof

 da ItaliaOggi del 26.2.2008

 

Una scuola più bella, più accogliente, più aperta alla vita della comunità in cui è inserita, è obiettivo primario del programma di governo del Partito Democratico. Continueremo con decisione il programma nazionale per l'edilizia scolastica del governo Prodi, perché la qualità dell'edilizia scolastica spiega buona parte delle differenze nei livelli di apprendimento, del successo e dell'insuccesso scolastico, della distanza che su questo terreno separa ancora il Mezzogiorno dal Nord del paese. Lavoreremo per tenere insieme due idee che spesso il senso comune separa: una scuola che non lasci indietro nessuno e una scuola che sappia valorizzare il talento e i meriti. La qualità nella scuola significa capacità di valorizzare le diverse intelligenze, i diversi modi di apprendere, capacità di interagire coi diversi contesti territoriali. Per questo ci vuole più autonomia e più valutazione. Le scuole devono poter disporre della flessibilità necessaria nell'orario e nella gestione degli organici in grado di reggere l'innovazione didattica e organizzativa che la scuola di tutti e di ciascuno richiede. Occorrerà, dunque, arrivare all'istituzionalizzazione degli organici funzionali. Per assicurare la continuità didattica, che è condizione per un serio progetto educativo (è questa la ragione fondamentale per cui è necessario proseguire il percorso di azzeramento del precariato, per poter aggregare aree disciplinari oggi eccessivamente frammentate; per poter articolare la didattica, riducendo il tempo frontale a vantaggio delle attività di gruppo e individuali. È in questo quadro che è possibile valorizzare pienamente la professionalità docente, a partire dal riconoscimento dell'attività di ricerca e di aggiornamento e formazione dei prof, anche prevedendo periodi sabbatici.

I consigli di istituti, al cui interno va ampliata la partecipazione degli studenti e dei genitori, dovranno dotarsi di organi di governo, anche aperti alle comunità locali e alle forze economiche e sociali. Al contempo andrà esplicitata la piena responsabilità del collegio dei docenti anche attraverso la sua articolazione in dipartimenti, nella progettazione e nella programmazione didattica. È in questo quadro che potranno esercitarsi pienamente le responsabilità gestionali, organizzative, imprenditoriali del dirigente scolastico. La scuola dell'autonomia è tale se è radicata nel territorio, se è capace di essere il punto centrale di una rete, che mobiliti tutte le potenzialità educative locali. La valutazione è elemento essenziale di questo sistema. Il riordino e il rilancio dell'Invalsi messo in atto dal ministro Fioroni sarà un riferimento della futura attività di governo.

La scuola dell'autonomia potrà essere tanto più libera quanto più i risultati del saranno seriamente valutati e monitorati.

La valutazione è prima di tutto un diritto per i ragazzi e per le famiglie, che devono conoscere i reali livelli di apprendimento che gli istituti permettono di conseguire; delle scuole stesse, per correggere le criticità e aumentare i livelli di eccellenza; e degli insegnanti, per crescere professionalmente. E soprattutto deve essere un elemento a disposizione della politica, per uscire da un dibattito molto spesso viziato da pregiudiziali ideologiche e di schieramento, per aprire nella scuola una stagione di bipolarismo mite, capace di confrontarsi sul merito dei problemi.

È su queste basi che l'Italia potrà raggiungere obiettivi di portata europea: garantire a tutti i ragazzi il successo formativo, in modo che a 16 anni tutti siano liberi di scegliere il proprio futuro; portare all'85% il numero dei diplomati, e far sì che comunque nessuno esca dal sistema formativo senza una qualifica spendibile; rafforzare, accanto ai licei, il sistema dell'istruzione tecnico-professionale; generalizzare l'istruzione tecnica superiore. Ma questi obiettivi sono raggiungibili se contestualmente si interviene con decisione a monte e a valle di questo percorso.

Per questo ci proponiamo di portare a livelli europei il numero degli asili nido, di estendere a tutto il territorio nazionale la scuola dell'infanzia e di incrementare il numero degli adulti che partecipano ai percorsi educativi.

Perché la qualità dell'apprendimento dei ragazzi dipende in grandissima parte dalla precocità dell'intervento educativo, e dal livello di istruzione e di sapere della popolazione adulta.