Inglese:
una strategia da rivedere per l’Europa?
da
Tuttoscuola, 27 febbraio 2008
Il Consiglio Istruzione, Gioventù e
Cultura si è riunito lo scorso 15 febbraio per prendere in esame il
rapporto preparato da dieci intellettuali europei, coordinati da Amin
Maalouf, sul contributo che lo sviluppo del multilinguismo può avere,
non solo per lo sviluppo del dialogo interculturale, ma anche per il
rafforzamento dell’Europa.
Sono due le principali proposte del documento. La prima sostiene che
nelle relazioni bilaterali tra i popoli dell'UE l'uso delle lingue dei
due popoli dovrebbe prevalere su quello di una terza lingua. La
seconda riguarda la promozione da parte dell’UE di una "lingua
personale adottiva", cioè di una seconda lingua, preferibilmente non
di comunicazione internazionale (leggasi inglese), da considerarsi
come "seconda lingua madre" che ciascun cittadino europeo dovrebbe
essere motivato ad apprendere durante tutta la carriera scolastica e
oltre. La "lingua personale adottiva" non deve essere necessariamente
una lingua europea, ma può anche essere quella di altri paesi con i
quali si condividono affinità o preferenze, anche se per gli immigrati
si raccomanda di adottare la lingua del paese ospitante.
Le ragioni di tali scelte trovano il loro presupposto nella idea di
un’Europa che poggia su due esigenze inseparabili: l'universalità dei
valori morali comuni e la diversità delle espressioni culturali.
Se accolte, le raccomandazioni del rapporto avrebbero profonde
conseguenze sulla politica linguistica seguita dalla scuola italiana,
sia in relazione alle lingue delle comunità immigrate, sia in
relazione a quelle che una volta venivano chiamate lingue straniere.
Per l’insegnamento di una lingua straniera nel nostro Paese si è
passati da un iniziale "plurilinguismo" precoce, con l’offerta delle
quattro più diffuse lingue comunitarie a partire dal secondo anno
della scuola elementare, al monopolio dell’inglese nella scuola
primaria con la riforma Moratti. Il tutto in una situazione che, dopo
gli iniziali successi del periodo 1992/1996 nello sviluppare
competenze professionali nell’insegnamento di lingue straniere con più
cicli di formazione del personale di ruolo, dal 2001 ha registrato
scarsi progressi, tant’è che secondo una stima del 2007 sarebbe
necessario formare oltre 40.000 docenti per sopperire al fabbisogno
della scuola primaria.