Esami di settembre . . . a luglio!

Paolo Mazzocchini da DocentINclasse, 5.2.2008

 

Tra le molte cose assurde che tocca sopportare nella scuola c’è soprattutto la applicazione pratica distorta, macchinosa e spesso –incredibilmente- controproducente delle continue ‘riforme’ e ‘riformine’ ministeriali.

Per esempio la reintroduzione (sotto mentite spoglie) dell’esame di riparazione, che pure pareva una cosa sensata in linea di principio, nella sua traduzione pratica si sta trasformando in un pastrocchio abbastanza allucinante, per non dire diabolico. Lasciamo stare i corsi di recupero, per i quali sono stanziati fondi così esigui che anche gli alunni più volenterosi non riusciranno a recuperare proprio un bel niente, mentre gli insegnanti saranno occupati in maratone pomeridiane tanto sfibranti quanto inutili.

Prendiamo invece in considerazione gli esami finali.

Ora, il buon senso vorrebbe che questi esami (come il vecchio nome che si continua a dare loro saggiamente richiederebbe) si svolgessero a settembre, appunto; perché così gli allievi avrebbero il tempo necessario, oltre che di frequentare i corsi di dubbia utilità di cui sopra, anche di approfondire e completare il ripasso individuale.

E in effetti, per fortuna, diverse scuole si sono attrezzate per farli a settembre.

Diverse, ma non tutte. Perché da quando c’è l'"autonomia", il centro (cioè il ministero) si limita a fare le pentole, mentre affida il coperchio all’organizzazione dei singoli istituti.

Ecco allora che molti presidi (al servizio di non dichiarati secondi e terzi fini di difficile decifrazione, ma di probabile ordine organizzativo o di ‘immagine’ o di compiacenza verso le vacanze estive delle famiglie) hanno pensato bene di accorciare i tempi di tutta l’operazione premendo perché l’esame si facesse entro la fine di luglio; ed ecco che (abbastanza incredibilmente per chi scrive) molti collegi dei docenti si sono piegati a maggioranza a queste pressioni. Con conseguenze immaginabili.

Ve lo immaginate, infatti, un alunno che prende due o tre materie a metà giugno e le deve recuperare entro il 15 o 20 luglio?

Che cosa accadrà? Probabilmente che si impegnerà al massimo in una soltanto, affidando le altre due alla misericordia del consiglio di classe. Il quale per parte sua, nel timore giustificato di ricorsi in caso di bocciatura in tempi così ristretti, non avrà difficoltà ad essere misericordioso.

Ma perché il ministero, quando vara riforme rilevanti come questa, non si assume la responsabilità di dare anche direttive organizzative meno vaghe e trattabili? Perché si continua a credere nella capacità taumaturgica dell’autonomia, quando questa si è dimostrata capace, da quando esiste, soltanto di complicare il complicabile e di produrre disastri sotto ogni profilo?