Sciopero:
adesioni sotto il 10%
secondo il Miur

di R.P. La Tecnica della Scuola, 12.12.2008.

Il dato è riguarda la rilevazione delle ore 16 e si riferisce a poco più della metà delle scuole. Buone adesioni, secondo i sindacati, in alcune grandi città. E adesso si tratta di capire come evolveranno i rapporti fra i sindacati.

E adesso teniamoci pronti al tradizionale “balletto dei numeri”.

Secondo il Ministero dell’Istruzione allo sciopero del 12 dicembre avrebbe aderito meno del 10 per cento del personale: il dato si riferisce alla rilevazione delle ore 16 e riguarda poco più della metà delle istituzioni scolastiche.

Dalle sedi periferiche dei sindacati che hanno deciso la protesta (Flc-Cgil, Cobas e Cub soprattutto) giungono invece segnali diversi.

Secondo il sindacato di Mimmo Pantaleo (Flc) in alcune città si sono toccate punte del 50%, mentre i Cub fanno capire di considerarsi soddisfatti del risultato.

In realtà lo sciopero del 12 è stato messo un po’ in crisi proprio dagli esiti dell’incontro svoltosi il giorno 11 fra sindacati e Governo, nel corso del quale è stato presentato un piano di applicazione delle leggi 133 e 169 che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a Cisl, Uil, Snals e Gilda.

E non bisogna dimenticare che questo sciopero è stato unitario solo sulla carta, tanto che CUB-Scuola ci tiene a precisare che “i lavoratori aderenti al sindacalismo di base, manifestando autonomamente nelle principali città, hanno voluto dimostrare la propria opposizione alle politiche contro la scuola ed il mondo del lavoro varate dal governo Berlusconi”.

D’altronde lo sciopero aveva una connotazione squisitamente politica e forse proprio per questo l’adesione non è stata massiccia.

Senza trascurare il fatto che dopo uno sciopero di proporzioni storiche come quello del 30 ottobre il calo di tensione e di motivazione era del tutto prevedibile.

Se i numeri forniti dal Ministero sono attendibili Cgil dovrà trarne tutte le conseguenze del caso cercando innanzitutto di riavvicinarsi agli altri sindacati confederali.

A meno che, in casa Cgil, non vincano i “falchi” che sono pronti a non firmare il contratto del secondo biennio economico: e c’è anche da comprendere chi sostiene che un contratto di poche decine di euro al mese (una mancia o poco più) non deve essere firmato, se non altro per una questione di dignità.

Ma anche il Governo dovrà fare attenzione ed evitare di voler stravincere a tutti i costi. Gli altri sindacati potrebbero considerare inaccettabile il tentativo di isolare definitivamente la Cgil e il fronte potrebbe ricompattarsi rapidamente.

Il 16 dicembre le organizzazioni sindacali sono nuovamente convocate al tavolo contrattuale e lì i soggetti in gioco dovranno scoprire le proprie carte.