Incertezza sui conti delle correzioni apportate al piano Gelmini. Riforma modificata, ora è scontro sui costi
Il ministero: al massimo 100 milioni nel
triennio. Roberto Bagnoli Il Corriere della Sera, 13.12.2008 ROMA — Il giorno dopo l'accordo a Palazzo Chigi sulle modifiche da apportare alla riforma Gelmini della scuola è guerra totale sulle cifre. Cioè sui minori risparmi che le stesse modifiche comporterebbero rispetto alla riforma nella sua edizione originale, «cifrati» nella finanziaria triennale per oltre 7,8 miliardi di euro e 3,1 miliardi negli anni successivi quando sarà a regime. Il ministero del Tesoro, che non ha nascosto le proprie perplessità sul verbale di intesa tra le parti sociali, sta ancora studiando il nuovo dossier e si riserva una valutazione complessiva nei prossimi giorni. Gli esperti del ministro della Pubblica istruzione dicono che «i conti esatti li dobbiamo ancora fare» ma «che eventuali maggiori costi saranno compresi in una forbice tra i 50 e i 100 milioni di euro nel triennio». Il sindacato ha una visione molto diversa ma, a sua volta, fornisce cifre molto contrastanti. Francesco Scrima, responsabile scuola della Cisl, sostiene che il «danno» finanziario riguarda solo il rinvio della riforma della scuola superiore quantificabile in 112 milioni di euro l'anno mentre il nuovo assetto («modulo») del maestro unico non prevede aggravi «tanto è vero che nella relazione tecnica fatta dal Tesoro non era stato quantificato il relativo risparmio». L'ossatura finanziaria della riforma Gelmini, precisa il sindacalista della Cisl, si basa su un taglio complessivo di oltre 130 mila dipendenti (87 mila insegnanti e 44 mila «bidelli») e questo non sarebbe stato toccato. Non così il ragionamento di Marco Paolo Nigi, segretario generale del Confsal (un milione di iscritti di cui 200 mila nella scuola), secondo il quale la cifra che ora il Tesoro deve coprire è addirittura di «due miliardi nel triennio, di cui uno strutturale». «Le modifiche apportate — sostiene — si ripercuotono direttamente sul numero dei dipendenti: di fatto le famiglie non sceglieranno il maestro unico e non ci saranno i 40 mila insegnanti da tagliare, per un maggior esborso di un miliardo di euro». L'altro miliardo di euro deriverebbe dal rinvio della riforma delle superiori con la diminuzione del tempo scuola da 31 a 29 ore e dall'aumento di un alunno per classe.
Come si vede la confusione è massima
mentre incombe la cosiddetta «clausola di salvaguardia », cioè una
postilla voluta dal Tesoro che prevede di tagliare i fondi alle
scuole in caso di mancato raggiungimento delle economie. Nigi, un
leader sindacale di grande esperienza nel mondo della scuola, ha una
soluzione anche per questo: «1,5 miliardi all'anno si possono
risparmiare consentendo lo "scambio" tra chi ha oltre 40 anni di
servizio, che dovrebbe andare in pensione e i precari (220 mila tra
docenti e bidelli) da assumere. Altri 500 milioni di euro si
recuperano facendo fare le pulizie ai bidelli e togliendole alle
cooperative ».
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