Dopo l'intesa di Palazzo Chigi, la Gelmini riscrive i regolamenti. E Tremonti rifà i conti Riforma, un ritocchino da 120 mln È quanto costa il rinvio delle superiori e il maestro prevalente di Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi, 16.12.2008
L'accordo politico porta la firma di Gianni Letta - il sottosegretario
alla presidenza del consiglio dei ministri, l'eminenza grigia del
governo Berlusconi IV - ed è questo a far sperare i sindacati che
alla fine non ci saranno sorprese. Che nei due regolamenti attuativi
della riforma (ridimensionamento della rete scolastica e scuola
primaria), che andranno giovedì al consiglio dei ministri, ci siano
effettivamente il maestro prevalente, e che quello unico sia reso
facoltativo. Ovvero relegato all'espressa richiesta da parte delle
famiglie rispetto ad altre opzioni, come il tempo pieno a 40 ore. È
questa precisazione, assieme al rinvio di un anno della riforma
delle superiori, la novità dell'accordo raggiunto la scorsa
settimana da governo (oltre a Letta, il ministro dell'istruzione,
Mariastella Gelmini, della funzione pubblica, Renato Brunetta, e del
lavoro, Maurizio Sacconi) e sindacati. Un accordo che modifica nei
fatti la riforma Gelmini e che costerà -secondo voci governative-
circa 120 milioni, all'incirca un quarto dei risparmi allocati sulla
scuola dalla Finanziaria estiva per il 2009. Ai 120 milioni di euro
si arriva sommando il rinvio del taglio delle 3.300 cattedre per la
riforma delle superiori e il ritocco alle scuole elementari, che
vede l'eliminazione del modulo dei tre docenti su due classi (come
prevedeva de resto la riforma Moratti) a favore del maestro
prevalente - e non più unico - e dei due insegnanti su una classe a
tempo pieno di 40 ore. Il minor risparmio dovrà essere messo nero su
bianco in queste ore dalla Ragioneria generale dello stato, in vista
della «rimodulazione delle economie da realizzare» per il 2009-2010,
come recita l'intesa (si veda IO di venerdì scorso). Una
rimodulazione su cui c'è in corso un duro braccio di ferro tra
Tremonti e la Gelmini. Perché per il responsabile dell'economia non
c'è dubbio che quei risparmi debbano comunque essere realizzati per
il 2009, imputandoli ad altri capitoli. Mentre per la Gelmini, si
tratta di tagli di spesa che non vanno conteggiati sul prossimo
anno, ma spalmati su quelli successivi, con una generale revisione
dunque della Finanziaria estiva. In caso contrario, infatti,
dovrebbe esserci un inasprimento delle altre misure da cui si
attende una riduzione della spesa, come per esempio il
ridimensionamento della rete scolastica e, ancora una volta, la
primaria e il tempo pieno. Del resto, tagliare ulteriormente sulle
spese di funzionamento dell'Istruzione, più di quanto già non faccia
la manovra di bilancio, pare difficilmente sostenibile. In questi
giorni, per esempio, è venuto fuori che i fondi per la formazione
professionale che vanno sia alle scuole che alle direzioni
scolastiche regionali subiranno una sforbiciata di circa il 17%
rispetto a quanto pattuito tra ministero e sindacati nei mesi
scorsi. Motivazione: non risultano disponibili ulteriori risorse sul
bilancio. Il taglio va a incidere tra l'altro sull'aggiornamento
necessario anche ad attuare la riforma. Ora fare l'intero taglio dei
456 milioni per il 2009 significherebbe rimettere in discussione il
patto politico raggiunto con i sindacati attraverso
l'intermediazione di Letta. Radicalizzando lo scontro con il mondo
sindacale e con l'associazionismo che finora ha isolato la Cgil
nella protesta di piazza. Questioni finanziarie, ma anche politiche.
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