Il modulo è morto e sepolto
Dedalus da
ScuolaOggi,
14.12.2008
Così ha sentenziato Mariastella Gelmini in una intervista a La
Stampa (“Quante bugie! Nessun dietrofront sul maestro unico”,
12.12.2008). “Voglio essere chiara subito: il maestro unico resta.
Chiaro? Anzi: resta “solo” il maestro unico. Il modulo dei tre
docenti su due classi è morto e sepolto per sempre”.
Ora, è evidente il tentativo da parte del fronte governativo di
nascondere lo stato di difficoltà in cui si è venuto a trovare dopo
le ingenti manifestazioni di dissenso e di protesta di genitori,
insegnanti e studenti. Alcuni parziali passi indietro sono stati
fatti. Congelata la situazione sulle superiori. Ammessa, almeno a
parole, l’assegnazione di due insegnanti per ogni classe di tempo
pieno. Confermato il tempo di 40 ore nella scuola dell’infanzia. E
via dicendo. Ma a queste parziali e non ancora ben definite aperture
il ministro Gelmini ha voluto far seguire alcune precisazioni,
ribadendo alcuni punti fermi.
Innanzi tutto si riafferma la fine del modulo nella scuola primaria.
“Il “modulo” come è stato concepito fino ad oggi non c’è più” ha
ribadito il ministro.
Questo conferma da un lato il fatto che - sul piano
politico-ideologico - l’obiettivo di fondo è “tornare a prima del
‘68” (Tremonti), “smantellando gli ultimi quarant’anni” (Gelmini).
In questo senso si colpisce al cuore l’idea forte della riforma del
1990, il “gruppo docente”, il team, il principio del lavoro
cooperativo in équipe. Dall’altro si conferma – sul piano economico
- che il grosso del risparmio, nella scuola primaria, dovrà derivare
dall’abolizione dei moduli (il 75% delle classi sul piano nazionale)
e dalla loro sostituzione con l’insegnante unico, con conseguente
riduzione di organico.
Una cosa comunque è certa: la fine dell’organizzazione modulare
nella scuola elementare. Su questo la Gelmini ha ragione.
In questo senso, come si evince dalle dichiarazioni del ministro,
non cambierà tanto il tempo scuola, la “quantità” oraria. L’orario
di 27 e 30 ore di lezione (attuale orario dei moduli) rimarrà a
disposizione dei genitori. La differenza è che quel tempo scuola non
sarà più gestito da più insegnanti contitolari (due docenti ogni tre
classi) ma da un solo insegnante, il maestro “prevalente”, con
l’aggiunta di alcune ore di straordinario. Le famiglie, come ai
tempi della Moratti, avranno a disposizione diversi modelli orari
(24, 27, 30 e “fino a 40 ore”). Quello che cambia radicalmente è la
sostanza, il modello organizzativo e didattico.
Ma l’intervista alla Stampa è rivelatrice anche dell’idea di tempo
pieno che ha la Gelmini. Quando le si fa notare che, stando alle
affermazioni, i maestri nel caso del tempo pieno sono due, la
Gelmini risponde significativamente “Già, ma sono due nel senso che
uno fa un certo numero di ore e quando ha finito arriva l’altro. Non
c’è compresenza, non c’è modulo. Prima lavora uno poi lavora
l’altro”.E ancora, alla domanda “Ma se in una classe si alternano
due docenti, il maestro unico salta?” risponde “Uno sarà il maestro
prevalente. Il “modulo” come è stato concepito fino ad oggi non c’è
più”. Chiarissimo. Uno sarà l’insegnante di classe, di serie A,
l’altro l’insegnante aggiuntivo, di serie B. Di qui al doposcuola di
vecchia memoria il passo è breve.
Un tempo pieno dunque, quello prefigurato dalla Gelmini, senz’anima,
deprivato delle compresenze e senza la pari titolarità dei due
docenti di classe. Il Presidente del Consiglio, nella sua
spensierata ignoranza in materia di scuola, parla già esplicitamente
di “doposcuola che verrà garantito alle famiglie”.
Ma su questo fronte, ribadiamo, la partita resta aperta. Il decreto
legislativo sull’autonomia, Dpr 275/1999, stabilisce che le modalità
di impiego dei docenti (quindi l’attribuzione degli ambiti
disciplinari, la suddivisione degli insegnamenti, l’organizzazione
didattica) sono di competenza delle istituzioni scolastiche. La
legge n.176 del 25 ottobre 2007 (quella che ripristina l’art.130 del
testo unico n.297/2004) non è ancora stata espressamente abrogata.
La vicenda del tempo pieno, il rebus “40 ore o Tempo pieno” si
chiarirà soltanto, da tempo lo diciamo, allorchè verranno assegnati
alle scuole gli organici.
La situazione resta pertanto indefinita e confusa. Determinante,
ancora una volta, sarà Tremonti e quanto il superministro
dell’economia sarà disposto a concedere in termini di possibile (o
meno) riduzione dei tagli previsti.
Non tutti i giochi insomma sono fatti. Per questo è importante non
abbassare la guardia, continuare a contrastare queste scelte
rovinose e mantenere la mobilitazione in difesa della scuola
pubblica.