«La novità serve solo a risparmiare»
Meno lezioni a scuola Raffaello Masci, La Stampa 20.12.2008 ROMA - Il ritorno dell’ora piena, di sessanta minuti, entrerà in vigore nelle scuole superiori italiane nel settembre 2010, ma fa litigare già oggi ministero e presidi. Il motivo del contendere è che - paradossalmente - con questa novità il tempo scuola complessivo su base annua dovrebbe aumentare (negli istituti tecnici, per esempio, crescerà di 66 ore l’anno) ma le lezioni settimanali e le materie insegnate potrebbero diminuire. L’unico vantaggio potrebbe essere solo quello di un risparmio economico, peraltro controverso. Vediamo i dettagli. Oggi i consigli di istituto hanno facoltà di istituire lezioni di 50 minuti, con l’obbligo recuperare i 10 minuti persi in altre attività didattiche. «Attualmente - spiega Mario Rusconi, preside del liceo Newton di Roma - un docente viene pagato per 18 ore ma tiene 21 lezioni a settimana di 50 minuti l’una, e questo permette alla scuola di ampliare l’offerta formativa». Giorgio Stracquadanio, deputato del pdl e consigliere del ministro, fa notare, però, che «i recuperi dei 10 minuti persi, non sempre vanno in didattica, ma spesso si perdono in attività di ordinaria burocrazia scolastica. L’intenzione del ministero, quindi, è quella di garantire che l’ora di lezione sia piena, senza sconti». Perché i 10 minuti in meno sono certi, mentre i recuperi non lo sarebbero altrettanto: «In effetti - dice Claudia Donati, responsabile del settore Education del Censis - molte (o alcune) scuole eludono i recuperi orari, nonostante i controlli dei revisori dei conti, quindi, probabilmente, il ministero tagliando la testa al toro e ripristinando l’ora da sessanta minuti, si è voluto mettere in sicurezza rispetto a questa eventualità: il tempo della didattica è il tempo della didattica». «Ma questo tempo sarà comunque ridotto - fa notare Orazio Niceforo, ex direttore generale della pubblica Istruzione e ora docente di sistemi scolastici contemporanei nell’università di Roma 2 - perché se anche le lezioni saranno di 60 minuti, saranno comunque di meno: negli istituti tecnici si passerà da 36 a 32 ore settimanali, nei licei da 32 a 30, magari con un allungamento del calendario scolastico, ma comunque meno lezioni a settimana. Una riduzione del monte ore del 10-12 per cento che, in mancanza della facoltà di istituire lezioni brevi, determinerà immancabilmente una riduzione dell’offerta formativa». In sostanza: ore più lunghe ma meno materie «con l’unico vantaggio - dice ancora Niceforo - di un risparmio del costo della didattica per una cifra che non sono ancora in grado di contabilizzare, perché sto studiando la materia proprio in questi giorni, ma che potrebbe sfiorare il 10%».
Risparmio rilevante, forse, ma non certo, fa notare il preside
Rusconi: «Il fenomeno delle lezioni di 50 minuti è ormai residuale,
almeno in una città come Roma, dove riguarda quasi soltanto gli
istituti tecnici e neppure tutti. Mi chiedo se, a fronte di un
improbabile minor costo, fosse il caso di intaccare un aspetto così
importante dell’autonomia scolastica come quello dell’orario, e per
giunta con ricadute così importanti sulla qualità della didattica». |