Sistemi di valutazione

La lezione dell'università inglese

Marco Simoni, l'Unità 27.12.2008

Recentemente, nel Regno Unito sono stati pubblicati i risultati del Research Assessment Exercise, esercizio di valutazione della ricerca, l’ultimo dei quali risaliva a sette anni fa. La ricerca scientifica procede per incrementi marginali, ed ha dunque senso valutarne i risultati una volta ogni tanto, dando tempo sia agli scienziati che alle istituzioni accademiche, di potersi organizzare e di lavorare con calma. Dopo la fiammata di discussioni sull’università italiana, emersa a seguito dei provvedimenti del governo e delle proteste che ne sono seguite, è forse utile provare a capire come funziona questo esercizio britannico.

Il Regno Unito ha uno dei sistemi universitari migliori del mondo, e condivide col nostro il carattere essenzialmente pubblico del suo finanziamento. Un terzo circa del totale, pari a un miliardo e mezzo di euro l’anno, verrà distribuito sulla base dei risultati dell’esercizio di valutazione. Non stupisce dunque che la comunità degli accademici che lavorano in Gran Bretagna, tra cui il sottoscritto, aspettassero i risultati con trepidazione. 67 commissioni indipendenti hanno valutato i lavori scientifici di circa 50mila ricercatori. Ogni dipartimento, che rappresenta l’unità di analisi, ha selezionato i lavori da consegnare: i quattro migliori articoli di ogni ricercatore. Ogni lavoro è stato valutato in una scala da zero (articolo irrilevante) a quattro (world leader). Sapendo che questo giudizio sarebbe arrivato, negli scorsi anni le università e i dipartimenti si sono attrezzati. Hanno cercato di assumere i migliori scienziati, hanno organizzato i propri dipartimenti per ottimizzare il tempo e le risorse dedicate alla ricerca, hanno cercato i migliori studenti. La lotta ad ogni forma di discriminazione è stata parte integrante dello sforzo: compiere una selezione sulla base, ad esempio, dell’età, del censo, o del cognome, non avrebbe portato a migliorare il proprio punteggio. Con lo strascico di polemiche e discussioni che ogni classifica porta con sé, i risultati hanno fotografato un sistema universitario eccellente.

Pur nella permanenza ai posti alti della classifica delle istituzioni più famose, le sorprese non sono mancate. La London School of Economics si conferma il luogo principe per lo studio, tra le altre materie, dell’Economia e dei temi Europei, tipicamente multidisciplinari. Oxford eccelle nella ricerca sul cancro; l’Imperial College nella Storia. A Cambridge spetta, sia pure di stretta misura, la palma di migliore università. Tuttavia, il suo pur famosissimo dipartimento di Fisica, è stato superato da quello dell’Università di Lancaster che, a dire la verità, non ho idea di dove si trovi.