Non è ancora la vittoria definitiva, ma la nostra protesta ha aperto delle crepe

L'esultanza della preside-pasionaria
"Hanno perso consenso, e ora cedono"

Confermato il tempo pieno di 40 ore nelle elementari

M.C. la Repubblica, 12.12.2008

ROMA - «Stiamo andando avanti, ma non abbiamo vinto, il mio timore è che ci facciano abbassare la guardia per poi realizzare il loro progetto». Simonetta Salacone, direttrice didattica della "Iqbal Masiq" di Roma, è soddisfatta solo in parte e molto prudente. La sua scuola è stata in prima linea nei giorni della contestazione e ancora oggi, anche se in modo più sommesso, la protesta continua.


Il governo fa marcia indietro?

«Stanno cedendo su alcune cose perché hanno capito che l'attacco alla scuola, soprattutto ai primi ordini, è perdente, crea dissenso ma bisogna vedere cosa accadrà con i regolamenti attuativi perché c'è il rischio che aspettino solo che scemi la protesta per attuare il loro programma».


Si è detto che il maestro unico sarà solo a richiesta delle famiglie. Questa non è una parziale vittoria?

«Sì, di questo siamo soddisfatti ma il modello di maestro prevalente che propone il ministro è sempre una scelta didattica sbagliata. Ci daranno un organico dove il maestro prevalente fa 22 ore, ci sarà poi inglese, religione ma non bastano, per le altre ore andremo a raschiare con delle attività opzionali».


Cosa vorreste invece?

«Mantenere il team di maestri, l'impianto del modulo che è stabile e dove gli insegnanti hanno pari dignità, un'offerta formativa forte».


Ma questo è impossibile, dicono, perché ci sono i tagli da fare.

«Già, allora ci stanno prendendo per i fondelli, infatti la vera vittoria sarà se riusciremo a far abolire i tagli».


Il rinvio della riforma della scuola superiore però è stata una vittoria o no?

«Ma come si poteva pensare di fare una riforma così? In fretta, senza esperti, studiosi, intellettuali, ma chi ti credi di essere? Comunque queste per noi non sono vittorie definitive. Sono crepe che si sono aperte in cui noi inseriamo un cuneo sperando di allargarle».