il ministro: mi applicherò
perchè si cominci dalla pubblica amministrazione

Brunetta: donne in pensione a 65 anni

«Serve la perequazione verso l'alto dell'età pensionabile di maschi e femmine».
La Cgil: non ci provi

Il Corriere della Sera, 13.12.2008

STRESA (Verbania) - Le donne dovranno in futuro andare in pensione a 65 anni. Cominciando da quelle che lavorano per la pubblica amministrazione. Ne è convinto il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, che intervenendo a Stresa al Forum della Terza Economia ha spiegato che «è necessario porre al centro dell'agenda politica l'obiettivo della perequazione verso l'alto dell'età pensionabile di maschi e femmine». «Per quanto mi riguarda - ha aggiunto l'esponente del governo - sono datore di lavoro di tre milioni e 650 mila persone e mi applicherò con determinazione al perseguimento di questo obiettivo».

FAR LAVORARE GLI ANZIANI - Brunetta come al solito non gira attorno alla questione: «Usciamo dall'ipocrisia, se affermiamo che l'invecchiamento attivo è un obiettivo di bene pubblico è necessario che tutti insieme ci applichiamo per raggiungere questo obiettivo. Si dovranno sentire la Confindustria e i sindacati, poi chi deve governare governi». «Recuperando alla vita lavorativa attiva la classe di età 55-65 - ha aggiunto il ministro - recuperiamo il 10% dello spaventosamente basso tasso di occupazione italiano. Questo significa 2,5 milioni di posti di lavoro in più, il che vuole dire incrementare il gettito fiscale e il Pil del paese». E come ottenere il progressivo allungamento dell'età pensionabile? La ricetta di Brunetta non sembra prevedere obblighi bensì interventi di persuasione: «Le uscite precoci dal mondo del lavoro devono essere disincentivate».

I SINDACATI - Le reazioni dal mondo sindacale non si sono fatte attendere. Luigi Angeletti, segretario della Uil, non chiude del tutto la porta, ma dice no ad un eventuale innalzamento dell'età pensionabile che non sia basato sulla volontarietà e sugli incentivi: «Non sono d'accordo sulla necessità: sono favorevole a fondare l'innalzamento sulla volontarietà, con incentivi». Chi invece pone un veto a priori è la Cgil: «Il governo non ci provi nemmeno a mettere mano all'età pensionabile - ha avvertito il segretario confederale della Cgil-Fp, Carlo Podda -. Le donne vanno in pensione con il massimo dell'età e con il nostro sistema si va sulla base dei contributi. Dire che la misura serve per risolvere la sperequazione è una provocazione intollerabile». Per la Cisl, invece, quello della parità dell'età pensionabile «è un problema malposto, non si può affrontare in questo modo, partendo dalla coda» sostiene il segretario confederale Giorgio Santini: «Il problema della parità è serio sia in Italia che in Europa - ha aggiunto - ma noi pensiamo che vada affrontato in maniera radicalmente diversa, innanzitutto affrontando il problema di un tasso di occupazione bassissimo per le donne: se al governo sta a cuore il tema della parità metta mano a misure che incrementino l'occupazione femminile». Gela il ministro anche Renata Polverini, segretario generale dell'Ugl, il sindacato considerato vicino al centrodestra: «Una riforma delle pensioni in questa fase economica e sociale non avrebbe alcuna ragione di essere. Lo stesso presidente Silvio Berlusconi ha di recente affermato che le pensioni non sono oggetto di discussione». Prima di parlare di equiparazione di età pensionabile per le donne, è il ragionamento della Polverini, «sarebbe necessario intervenire riconoscendo alla donna un bonus previdenziale per i periodi di maternità delle lavoratrici, potendo decidere se andare in pensione prima avvalendosi del bonus o ritardare l'uscita dal lavoro con una pensione più alta».

L'ALLEATO - Tranchant il commento di Carlo Fatuzzo, segretario del partito dei Pensionati, alleato del Pdl: «Fuori dalla realtá ed estremamente penalizzante la proposta del ministro Brunetta di elevare l'etá pensionabile per le donne, equiparandola a quella degli uomini». Anche Fatuzzo sottolinea il ruolo svolto dalle donne nella famiglia e per questo, a suo parere, «dovrebbero andare in pensione ancora prima, proprio per seguire meglio i figli e svolgere il loro ruolo indispensabile». Troppe volte, è la sua conclusione, «le famiglie sono lasciate sole ad affrontare dei veri e propri drammi e per fortuna che vi sono le donne. Elevare l'etá pensionabile per le donne ? Per il partito Pensionati è semplicemente improponibile».

 Le donne dovranno in futuro andare in pensione a 65 anni. Cominciando da quelle che lavorano per la Pubblica Amministrazione.

«È necessario porre al centro dell'agenda politica l'obiettivo della perequazione verso l'alto dell'età pensionabile di maschi e femmine. Per quanto mi riguarda sono datore di lavoro di tre milioni e 650 mila persone e mi applicherò con determinazione al perseguimento di questo obiettivo» è quanto ha dichiarato il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, intervenuto al Forum della Terza Economia organizzato da The European House - Ambrosetti a Stresa.