Tecnici, il diploma Maristella Iervasi, l'Unità 24.12.2008 Confindustria ce l’ha fatta a mettere le mani su un pezzo della scuola pubblica. La Gelmini ha trascritto tutte i «suggerimenti» dell’action plain nello schema di regolamento per gli istituti tecnici. Nelle slide che ha consegnato ai giornalisti dopo il consiglio dei ministri prima di Natale, la Gelmini maestra unica si è guardata bene di scoprire le carte. Ma il regolamento sul riordino degli istituti tecnici, ora all’esame del governo, «parla» chiaro: Confindustria avanti tutta nella governance di un pezzo della scuola pubblica. Come anticipato da l’Unità il 13 novembre scorso, saranno proprio gli industriali a «comandare» sui percorsi d’istruzione. Addirittura con l’istituzione di un Cda negli istituti - che la Gelmini ha preferito chiamare comitato tecnico-scientifico per non destare sospetti -. E non finisce qui: le imprese faranno parte delle commissioni finali per gli esami di stato. I docenti tecno-pratici verranno sostituiti da personale «scelto» direttamente dalle imprese. Sul piano didattico, la nuova materia di Scienze integrate: un mix di fisica, chimica e scienze. Tutti «consigli» degli imprenditori, elaborati nel 2007 nell’«action plain» del settore Education (contenuti, governance e risorse umane), rilanciati nell’ottobre scorso da Confindustria ai presidi del Nord, che la Gelmini ora ha trascritto punto per punto nello schema di regolamento attuativo. Un anno di attesa per far «digerire» la linea, spacciata come novità. Poi dal 2010 l’attuazione del piano. Ma ecco come gli industriali metteranno le mani (ma non i soldi, il finanziamento resterà a carico dello Stato) su un pezzo di scuola.
La giungla dei 39 indirizzi e delle 204 tipologie di corsi verrà sfoltita ad 11 indirizzi - come Confidustria ha suggerito - e distinti in 2 settori: tecnologico (meccanica, trasporti, elettronica ed elettrotecnica, informatica, comunicazione, chimica, tessile, agricoltura, costruzioni) ed economico (amministrazione, finanza e marketing, turismo). Gli istituti tecnici - si legge nel regolamento Gelmini - «costituiscono il riferimento degli istituti tecnici superiori con l’obiettivo prioritario di sostenere lo sviluppo delle professioni tecniche a livello terziario, con le specializzazioni richieste dal mondo del lavoro, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese». Avranno avranno un orario annuale di 1.065 ore corrispondenti a 32 ore settimanali di lezione di 60 minuti contro le attuali 36 di 50 minuti. I percorsi saranno strutturati in 2+2+1 (primo biennio con contenuto formativo di base, secondo bienno specialistico a seconda degli indirizzi e quinto anno di perfezionamento).
Confindustria si è detta contraria alle due lingue straniere: «non è realistico» si legge nell’action plain e ha «suggerito» anzi che un’altra disciplina venga studiata in lingua inglese. La Gelmini ha subito raccolto: ha inserito la possibilità di insegnare 1 disciplina tecnica in british.
Articolo 6 del regolamento, valutazione e titoli finali: «Le commissioni di esame si possono avvalere di esperti del mondo economico e produttivo con documentata esperienza nel settore di riferimento».
Come se le scuole pubbliche fossero aziende. «Se il termine Cda
disturba - precisa Confindustria - se ne può trovare un altro. Ma
non si può prescindere da uno specifico modello di governo degli
istituti tecnici, data la loro precisa missione: formare i quadri
intermedi che devono contribuire allo sviluppo delle aziende di
produzioni e servizi». Da qui la soluzione Gelmini: i futuri tecnici
saranno organizzati per dipartimenti, «avranno un comitato
tecnico-scientifico a cui parteciperanno esperti provenienti dal
mondo del lavoro e della ricerca». |