Tempo pieno e compresenza: di Stefano Stefanel da Pavone Risorse, 7.12.2008 Un po’ provocatoriamente ma non troppo inizio dicendo che se l’organico delle scuole elementari/primarie fosse stato utilizzato veramente e diffusamente come funzionale l’attuale deriva ministeriale sul maestro unico non ci sarebbe stata. E non ci sarebbe neppure la battaglia arretrata sul doppio organico e sulle 4 ore di compresenza “obbligatori”, che sta facendo diventare il dibattito sulla scuola primaria surreale, come ha ben notato di recente il nostro direttore Reginaldo Palermo. Personalmente ritengo fuori dal tempo e fuori dal mondo questo ritorno al maestro unico, che penso si stempererà, alla fine di un improduttivo ma feroce braccio di ferro tra Ministero e Scuola, nel Maestro prevalente, che già c’era nelle prime due e tre classi sia nella legge 148/90, sia nel d.lgs 59/2004. La portata della questione però non sta nel numero di ore di compresenza “obbligatorie”, ma nella gestione dell’organico funzionale utilizzato solo come un’espansione delle ore di compresenza nella propria classe e per la stabilizzazione degli organici di plesso, qualsiasi sia la situazione didattica che il plesso o la classe deve affrontare. La Riforma Moratti aveva già eliminato tutto questo portando il tempo pieno al modello 27+3+10, mentre il Minstro Fioroni ha restaurato il doppio organico per garantire le 40 ore per classe, non le 44 (22+22) o le 47 (22+22+3) o le 49 (22+22+3+2) che attualmente albergano nelle nostre scuole. Per cui assistiamo allo spettacolo di classi con docenti di ruolo e 49 ore settimanali a disposizione e classi con supplenti, part time, spezzoni, 40 ore in tutto senza che il Collegio docenti abbia niente da dire e senza che il dirigente scolastico (soprattutto se è un ex direttore didattico che ha condiviso la “rivoluzione” dei moduli e del doppio organico) abbia il coraggio di intervenire. Già oggi in tantissimi casi il doppio organico con aggiunte di inglese e religione non c’è in molte scuole e già oggi si formano doppi organici con spezzoni, tenendo in vita la distinzione tra compresenza e contemporaneità, che non esiste più da tempo (almeno dal DPR 275/99) e che contraddice il concetto stesso di organico funzionale. La gestione dell’organico funzionale è una questione molto seria e complessa e la garanzia delle 40 ore alle classi a tempo pieno parla già oggi di doppio organico sostanziale (le maestre con pari dignità), ma non orario (le maestre con lo stesso numero di ore nella classe). La turbolenza è evidente e sta spingendo il dibattito lontano dalla sua soglia di efficacia, che imporrebbe cautela: quella che prevede una progettazione d’istituto che utilizzi l’organico funzionale non come una sterilizzazione delle piante organiche delle classi e dei plessi, ma come lo strumento che aggredisce la dispersione scolastica, la debolezza dei supporti familiari ai bambini e la difficoltà di trasformare l’insegnamento in apprendimento. Le compresenze sono un valore se intervengono sui problemi, non se irrigidiscono gli orari: compresenze non flessibili sono semplicemente la concentrazione di due insegnati in un unico luogo, indipendentemente da quello che serve in quel momento e da quello che si deve supportare.
Il maestro unico anche nel tempo pieno viene poi a scontrarsi con
il problema dello specialismo nella scuola primaria: la legge
169/2008 stabilisce che la laurea in scienze della formazione è
abilitante. Io non vengo da quel percorso scolastico, ma non capisco
come si possa contestare il concetto di maestro unico e accettare
quello di laurea abilitante in tutte le discipline insegnabili. Qui
sta la grande contraddizione, che non si supera pretendendo livelli
di prestazione che riguardano lo status dei docenti e non i bisogni
delle classi. La compresenza è ciò che rende reale un Piano
dell’Offerta Formativa: come Reginaldo Palermo penso che una grossa
occasione la si sia persa trasformandola nel modo in cui gli
insegnanti completano l’orario. Generalizzo una situazione che non è
generale e generalizzabile, in quanto ci sono moltissimi docenti che
lavorano egregiamente in compresenza. Il problema sorge quando la
compresenza non nasce dal rapporto tra l’istituto e i bisogni dei
suoi alunni, ma dalla permanenza negli di team docenti in forma
inamovibile. Nella battaglia contro il maestro unico suggerirei di
partire da un utilizzo realmente funzionale dell’organico fin da
oggi, dal secondo quadrimestre di quest’anno scolastico per far
vedere a tutti come la compresenza e la contitolarità siano la
strada maestra per eliminare la dispersione scolastica e non la
strada per radicalizzare classi con ottimi team e classi spezzatino
con le prime supplenti che arrivano. |