I cattivi maestri di Laura Alberico, Educare.it 27.12.2008
Imputare ai mass media gli effetti spesso negativi della formazione
degli adolescenti forse è troppo semplicistico ma non si può negare
come i mezzi della cultura di massa siano la cartina al tornasole
degli eventi a cui ogni giorno assistiamo. Si pensa sempre che
questi fenomeni riguardino i figli degli altri e in questo modo la
coscienza personale si riconcilia con quelli che riteniamo i nostri
valori e le nostre aspettative, un giardino coltivato e curato con
dedizione e fatica. Ma questo non basta e ignorare o rimodellare a
proprio piacimento fenomeni che urtano la nostra sensibilità ci
porta spesso a non considerare il profondo significato di un
cambiamento radicale della società in cui viviamo. Famiglia, scuola
sono i nuclei collettivi in cui si riversano e si evidenziano
comportamenti a rischio che possono ingigantire il problema e
diventare icone rappresentative della mancanza di una efficace e
mirata comunicazione con i giovani adolescenti. Letteralmente
“comunicare” significa “mettere in comune” ma questa attitudine e
disponibilità sembrano diventate una formula mai sperimentata, forse
perché richiede tempo e impegno che al giorno d’oggi sono beni di
consumo relegati ad uso e finalità concrete e dettate dalle
necessità quotidiane. Questa società è definita una società
“fluida”, incapace di trasmettere certezze e priva di valori di
riferimento, fenomeno che alimenta il pensiero debole e confonde il
senso della morale, di cosa è giusto o sbagliato. L’imitazione
diventa una certezza e un modo per affermare la mancanza di una vera
identità, una richiesta pressante di visibilità e considerazione.
Spesso gli atteggiamenti violenti si perpetrano in gruppi in cui il
giovane adolescente assume il ruolo comune e condiviso dai suoi
pari. Essi imitano così tutti i comportamenti che possono richiamare
l’attenzione degli adulti, quegli adulti che spesso sono assenti e
non riescono a cogliere i sintomi di un malessere costante che
ingigantisce il disagio e diventa apprezzabile soltanto quando ormai
è troppo tardi. Il sociologo Durkeim chiamava “anomia”( disordine)
le situazioni di carenza o mancanza di integrazione nelle quali si
evidenzia la scomparsa di regole morali. Ci rendiamo conto di quanto
le emozioni legate a certi comportamenti siano praticamente nulle e
nessun ragazzo riesce a comprendere come l’aggressione, il
vandalismo, la violenza fine a se stessa abbiano una valenza
negativa. “L’emozione può essere definita come un evento scatenante
che nasce da una discrepanza, una contraddizione tra i piani
cognitivi e percettivi”( A.Oliverio). Lo stesso Oliverio,
psicofisiologo, nello studio sulla teoria delle emozioni considera
il valore adattativo delle emozioni ricollegandosi a Darwin. Ma la
percezione e la conoscenza per i giovani d’oggi viaggiano spesso su
un unico binario che rappresenta il reale e il virtuale senza
confini e distinzioni. I cattivi maestri sono sempre esistiti ma di
contro c’era sempre, diversi anni fa , la capacità di interpretare e
di capire i significati di un gesto, di un rimprovero e di uno
sbaglio che ora lasciano il tempo che trovano perché i giovani non
si riconoscono nella fragilità e nella sofferenza spesso necessari
alla crescita e al cambiamento, alle conquiste maturate e
consapevoli indispensabili per lo sviluppo della personalità e
dell’identità. |