Sesso, elezioni, favori,
esami truccati e voti regalati.

di Giuseppe Adernò La Tecnica della Scuola del 7.4.2008.

Leggendo la cronaca che racconta la brutta scuola e la brutta università si scoprono delle anomalie e delle perversioni che, purtroppo, sono vere ed offendono la dignità dei veri professionisti, dei veri docenti seri e responsabili che coltivano la scienza ed il sapere e che sanno insegnare ed essere testimoni di valori.

Le intercettazioni telefoniche,che hanno come protagonisti degli “operatori” della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Bari, non mi sento di chiamarli né docenti, né bidelli, rivelavano un vuoto di valori e di ideali ed un abisso profondo e nero, rispetto alla dignità della scola e dell’Università, luogo privilegiato di cultura e palestra di vita e a giudicare dalle espressioni riportate, non si possono utilizzare attributi professionali.

Sesso, scambio di favori, strumentalizzazione elettorali, simonia di cultura , tariffari per gli esami, mercificazione di corpi e di diplomi, sfacciate raccomandazioni, pesate a suon di zeri dopo le cifre, uno, due , tre milioni, con il conteggio in lire ed ora in euro con il corrispondente raddoppiato. Ecco quel che emerge dall’inchiesta che la magistratura di Bari ha messo in atto.

Anche le telefonate che usano le espressioni “sono arrivati dei libri” per dire che ci sono degli studenti pronti a pagare e quindi devono essere promossi, sono indicative di una “cosifacazione” della persona e della dignità umana , coinvolgendo anche gli studenti immigrati alcuni dei quali vengono dalla Grecia ed utilizzano il sentiero degli istituti privati, veri supermarket della pseudocultura che non produce nulla, se non denaro per i titolari e gestori e infanga la saggezza e la trasparenza degli studenti onesti che con il sudore della fronte conquistano tappe e gradini sociali.

Esami sprint, tre materie in due giorni al costo di 3.000 euro; esami controllati e fogli ricopiati; pagamento in natura utilizzando la mercificazione del sesso; proposte indecenti e segnalazioni anche tramite sms, tutto un vocabolario ed un nuovo alfabeto che non nulla di umano.

A che serve un titolo comprato? Una laurea rubata? Un posto da raccomandati?

Eppure la cultura delle raccomandazione ( “I raccomandati” è anche il titolo di una trasmissione televisiva) è sempre più diffusa e ricorrente e sembra un fatto ordinario e normale perché lo fanno tutti ed è necessario per tutto. E’ il retro della medaglia della legalità, eppure sembra una cosa ovvia ed indispensabile, risolve gran parte dei problemi in tutti i settori da quelli più semplici e lievi a quelli più complessi ed articolati con grossi investimenti e un grosso giro di denaro. Nella nostra era di pervasivo relativismo tutto appare lecito e giusto nella soggettività egoistica dei propri interessi , non guarda in faccia nessuno e strumentalizza persino il sacro. Durante la processione della domenica delle palme un candidato alle elezioni distribuiva anche ai chierichetti sull’altare i suoi “santini” elettorali.

Oggi ne parliamo perché il fatto di cronaca e gli arresti di Bari sono stati lanciati a livello nazionale e qualcuno ne avrà anche de benefici da tutto ciò. Domani altre emergenze, altre violenze, altri atti di bullismo occuperanno le pagine dei giornali e quel che è accaduto a Bari passa in secondo ordine, senza neanche aver prodotto un’azione catartica di pentimento o di ravvedimento in coloro che adottano in maniera sistematica e ordinaria tale regime di azione e di intervento.

Il pensiero si rivolge ai “diplomifici” che avranno un naturale epilogo quando sarà abolito il valore legale dei titoli di studio e la cultura passerà attraverso la concretezza delle competenze messe in atto nella pratica ordinaria.

C’è ancora tanta strada da percorrere, ma se riprendiamo il percorso della certificazione delle competenze, sin dai primi anni di scuola, forse qualche traguardo si potrà conquistare ed un nuovo stile di responsabilità e di impegno personale potrà diventare apprendimento e modifica dei comportamenti. Noi ci speriamo ancora