Burnout
Mentre a Roma si discute . . . Anna Di Gennaro, da Orizzonte scuola del 15.4.2008
Dopo un periodo burrascoso di atti di bullismo e
filmati osè ripresi a scuola col telefonino, destò scalpore la
triste vicenda della ventenne “cattiva maestra” che - durante le
faticose ore pomeridiane - aveva ferito un esuberante scolaro
“tagliandogli” parte della lingua. “La categoria professionale degli insegnanti – in controtendenza con gli stereotipi diffusi nell'opinione pubblica – è soggetta ad una frequenza di patologie psichiatriche pari a due volte quella della categoria degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operatori manuali. A documentarlo sono recenti studi scientifici, che evidenziano tra gli insegnanti un costante aumento della percentuale di accertamenti per idoneità al lavoro a causa di patologie psichiatriche (dal 44.5% del triennio 92-94 al 56.9% del periodo 01-03)”.
L'intera corposa ricerca, pubblicata
dall'autorevole rivista La Medicina del
Lavoro n° 5/2004 e riportati nel suo
dossier Scuola di follia
(ed. Armando, Roma 2005) è stata recentemente oggetto di serio
interesse e nuove azioni preventive, avviate dalle istituzioni
francesi, che dimostrano di aver maggiormente a cuore il benessere
dei loro docenti. Ma se l'insegnante era giovanissima, perché
ricorrere a codeste argomentazioni? Di certo lo specialista la
difese ma l'intervista andò in onda parzialmente e anche a lui
fu…tagliata la lingua! Per comprendere meglio il nesso, segnalo la
schematizzazione sottostante, tratta dal suddetto libro, consegnato
brevi manu dalla sottoscritta al gentile Ministro durante una
gradita visita qui a Milano. Essa chiarirà i numerosi e legittimi
dubbi di chi ignora la materia, decisamente complessa, sulla quale è
giunta l'ora di far luce visualizzando la “piramide” degli
insegnanti
http://www.orizzontescuola.it/orizzonte/images/percorsi.gif
• L'apice: composto da coloro che sono oramai vittime di una psicopatologia franca. Si dovrà pensare, insieme al mondo medico-scientifico, ad individuarli, agganciarli e curarli, affinché non arrechino danni a se stessi e all'utenza. L'intervento, ad opera di personale specializzato, deve tendere a perseguire la guarigione dell'individuo, con l'obiettivo finale di favorirne il reinserimento lavorativo e sociale. • Lo strato intermedio: popolato da coloro che sono in una situazione di burnout. Deve essere messo a punto quello che gli anglosassoni chiamano social support; che si traduce nella creazione di strutture di ascolto, informazione, condivisione, counselling e – all'occorrenza – sostegno psicologico. L'obiettivo delle suddette iniziative consiste nell'evitare all'insegnante in difficoltà quei sentimenti di vergogna ed isolamento, tipici dell'individuo che si trova ad attraversare questa fase transitoria. Intervenire per tempo è fondamentale poiché la situazione, anziché regredire, può evolvere verso la patologia psichiatrica con la perdita delle capacità di critica e giudizio e la conseguente espulsione sociale (spesso scambiata per mobbing dall'interessato). • La base: vi si trovano coloro che sono in buona salute. Ci si deve occupare di preservare la loro condizione che è potenzialmente a rischio di logoramento psicofisico. Formare gli insegnanti in modo completo, senza tralasciare di metterli in guardia sugli effetti usuranti della loro professione, diviene perciò una tappa cruciale per un'oculata attività di prevenzione da parte dei dirigenti scolastici . Occorre inoltre abituare i docenti a gestire le proprie energie, non smarrire nel tempo la capacità di auto-valutare le proprie condizioni psicofisiche, monitorare sistematicamente lo stato di salute e soprattutto non scordarsi di fare ricorso a buone dosi di autoironia durante il lavoro scolastico. Diviene infine fondamentale un coinvolgimento dei mass-media per cercare quantomeno di ridurre i dannosi stereotipi sulla professione insegnante e restituire dignità alla funzione sociale dell'intera categoria.
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