NAPOLI, GLI SCRITTI CHOC RACCOLTI IN UNA SCUOLA MEDIA
INTITOLATA A UNA VITTIMA INNOCENTE DEI CLAN

"La camorra ci protegge tutti".

I temi dei ragazzini: “Il pizzo non è giusto, ma chi paga sta tranquillo”

Antonio De Lorenzo, La Stampa del 22.4.2008

 

NAPOLI
«La camorra ci protegge», e poi «chi paga il pizzo resta protetto». Anna ha 13 anni, e frequenta la scuola media «Salvo D’Acquisto» di Miano, popoloso quartiere della periferia nord di Napoli. Nel suo tema, come in altri elaborati di suoi coetanei, la quotidianità fa rima con criminalità. Organizzata e non. La voce dell’innocenza che sonda la realtà più di mille trattati di sociologia. «Se qualcuno di un’altra zona avesse l’intenzione di farci del male o di ricattarci - scrive Anna - loro ci difendono, ma se c’è tra loro una discussione non guardano in faccia a nessuno e ci vanno di mezzo anche persone innocenti». Sono gli spacciatori a garantire la sicurezza, o quanto meno questo percepiscono i ragazzini del quartiere.

«Quando esco - spiega ancora Anna - vedo nel mio quartiere grandi mappaglie (folla; ndr) di persone che spacciano, ma a noi ci proteggono». Temi scritti nella stessa scuola in cui è stato realizzato un fotoromanzo anticamorra per combattere la violenza strisciante della malavita. «Nel mio quartiere vedo di tutto, come droga, spacciatori, ecc.. ma non mi spavento. - si legge nel tema di Antonio, anche lui 13 anni - Noi siamo abituati, c’è gente che odia la camorra, io invece no, anzi a volte penso che senza la camorra non potremmo stare, perché ci protegge tutti, pure il fatto che tutti pagano il pizzo non è giusto, ma chi paga resta protetto». La camorra è un fenomeno che i ragazzini dimostrano di conoscere in maniera approfondita.

Alberto spiega nel suo scritto: «La camorra a Miano c’è e noi la conosciamo bene perché si svolge tutto davanti a noi, come per esempio a spacciare la droga che è una cosa che noi vediamo tutti i giorni». I clan non disdegnano di utilizzare proprio i tredicenni come manovalanza. Faccia pulita e tasche piene di stupefacenti. Lo sanno bene gli investigatori dell’Antimafia e gli uomini delle forze dell’ordine di queste zone. Lo sanno anche i bambini, che vedono e scrivono nei loro temi che «molti ragazzi cominciano a spacciare a 13 anni, diventano più importanti, e una volta che ci sei entrato non ne esci più e se provi a uscirne vieni ucciso».

Ma a finire sotto i colpi dei sicari della camorra sono anche persone innocenti. La biblioteca della scuola media «D’Acquisto» è intitolata ad Attilio Romanò, giovane ucciso per uno scambio di persona ai tempi della faida tra i Di Lauro e gli scissionisti. «Non è giusto morire così - scrive Marco - solo perché ci si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato». Camorristi punti di riferimento e potenziali “alleati”, ma anche miti, come calciatori e veline. Quando fu arrestato Cosimo Di Lauro, figlio del narcotrafficante Paolo, i bambini fecero a gara nel passarsi le sue foto per gli sfondi sul cellulare. «Da anni denunciamo che troppo spesso i clan vengono visti come alleati piuttosto che come la causa del mancato sviluppo», spiegano dall’associazione Studenti napoletani contro la camorra. «Bisogna valorizzare le realtà positive che tentano di dare ai ragazzi modelli positivi di crescita - commenta Gaia Trunfio, vicepresidente dell’associazione - Occorre riavviare una battaglia culturale senza quartiere che veda uniti gli sforzi delle istituzioni con quelli della società civile».