Non vogliamo all'Istruzione un Ministro imprenditore.

Silvana La Porta da AetnaNet del 26.4.2008

La Fama vola di bocca in bocca, ingigantisce la notizia, la dà quasi per certa. Al glorioso Ministero dell’Istruzione andrà, probabilmente, una giovane donna trentacinquenne di nome Maristella Gelmini. Bresciana, curriculum invidiabile, senza pecca, entra in Forza Italia nel 1994 folgorata dalla discesa in campo del carismatico Berlusconi. Offre dapprima il proprio contributo al club di Forza Italia di Desenzano, del quale è presidente dal 1994 al 1998, e contestualmente fa parte del coordinamento regionale del partito come volontaria per l’ufficio club. La svolta nel 1998, quando alle amministrative desenzanesi risulta la prima degli eletti ed è presidente del Consiglio comunale mentre è sindaco Cino Anelli. Dal 1995 inoltre è delegata per il collegio parlamentare del Garda e di Montichiari. Nel 2002 è chiamata da Alberto Cavalli all’assessorato al Territorio e parchi Nel 2005 Berlusconi la prende con sé a Roma a Palazzo Grazioli, ma appena tre mesi dopo la nomina coordinatrice regionale lombarda di Forza Italia.

Ora 'il presidente', come lei sempre lo chiama, lo incontra a Arcore quasi tutti i lunedì. Il martedì vola a Roma fino a giovedì. Venerdì sta in sede regionale a Milano, il pomeriggio fa l'avvocato: ha uno studio a Brescia e una collaborazione con uno milanese, segue soprattutto ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato.

Giovane, intraprendente, di carattere. Potrebbe andar bene. Se non fosse che, lei come molti altri, compresi i ministri precedenti, la scuola non la conoscono affatto. E ci hanno bombardato con una serie di inutili e farraginose riforme. E anche costei o colui che verrà farà, possiamo giurarci, lo stesso.

E poi, spulciando qua e là, ho scoperto che Maristella Gelmini ha fatto un’affermazione preoccupante: “La mia vocazione politica è cominciata presto e sono stata spinta dalla personalità di Silvio Berlusconi e dal suo progetto di trasferire il mondo dell’impresa nella pubblica amministrazione».

Ma la scuola è un settore molto, ma molto particolare della pubblica amministrazione, Non è un’impresa, è un’istituzione culturale. O meglio tale deve ritornare. Non vogliamo un ministro con la vocazione imprenditoriale. Vogliamo il ritorno della cultura e della preparazione nella nostra scuola. La scuola vada a chi di scuola se ne intende perché l’ha vissuta o la vive ogni giorno, non a una persona qualunque, capace per quanto possa essere, che viene premiata con una poltrona per i suoi meriti in campo politico. E ricordiamoci, non temo di dire una sciocchezza, che l’istruzione è la prima emergenza della nostra nazione. Il cui futuro è finito, continuando di questo passo. Non vogliamo ministri dell’istruzione con vocazione imprenditoriale. Niente imprenditori. Solo sana cultura. E scusate lo sfogo.