Dopo la rissa di Torre del Greco
e la morte del giovane travolto.

da TuttoscuolaNEWS, n. 339, 14 aprile 2008

 

La morte incredibile del giovane liceale di Torre del Greco, spinto dai compagni verso l'automezzo che lo ha ucciso, ha suscitato dolore e sgomento, aprendo ancora una volta polemiche e discussioni sugli atti di bullismo, sempre più frequenti tra i giovani.

Ma si è trattato proprio di bullismo come quotidianamente avviene in molte scuole, nonostante le circolari del ministro Fioroni?

Simona Carovita, componente della commissione sul bullismo a scuola presso il ministero della pubblica istruzione e ricercatrice all'Università Cattolica di Milano, la pensa diversamente. "Siamo davanti ad un episodio di aggressività, di non capacità di gestione dei conflitti". L'aggressività, dice la docente, va cercata nei comportamenti degli adulti, nel processo educativo.

L'aggressività è dentro di noi, ma bisogna educare i giovani a gestire i conflitti. Se gli adulti, che sono il modello importante a cui i ragazzi si riferiscono, si dimenticano di questo ruolo, è logico che l'aggressività dilaghi e non abbia controllo tra i giovani. "Manca quel controllo sociale che gli adulti esercitavano un tempo sui ragazzi", dice Carovita.

Il ragazzo travolto dall'automezzo, perchè aveva voluto dividere i coetanei in rissa, rappresenta un modello forte, coraggioso e positivo. Un atto di generosità che è stato pagato con la vita. "Se anche altri fossero intervenuti a dividere i contendenti, il tutto - osserva la docente - avrebbe avuto un esito diverso". Un messaggio, conclude, che vale anche per gli adulti, genitori e insegnanti.

Il cambiamento della scuola, dunque, passa - prima ancora che dalle riforme ordinamentali - anche dall'educazione ai comportamenti.