Pestaggi e rapine la carica delle gang femminili, fenomeno diffuso anche in Italia
Il giudice: poche vicende finora hanno rilievo penale, ma le denunce aumentano

Ecco le ragazze cattive
quasi sempre per amore.

Davide Carluccila Repubblica 29.4.2008

Spengono le sigarette sul braccio delle loro nemiche. Oppure le schiaffeggiano inventandosi delle storie, com'è successo a Novara un mese fa: "Perché continui a telefonare al mio ragazzo?". Poi le portano in un vicolo e le derubano di tutto: telefonini, soldi e lettori Mp3. Modi un po' maschili, vestono da "truzze", volutamente volgari e vistose, oppure con piercing e teste rasate. Le piccole teppiste imperversano anche in Italia: sono decine i casi registrati dalle cronache, mentre aumentano, nelle scuole, le segnalazioni sul bullismo al femminile.

Persino nei rapporti di coppia, hanno smesso di incassare: ora alzano le mani anche loro. Uno studio italo-spagnolo condotto su 672 adolescenti e curato, in Italia, dalle università di Roma e Firenze rivela: le ragazze che ammettono di aver avuto comportamenti di aggressività fisica nei confronti dei loro fidanzatini sono il 22 per cento, la stessa percentuale dei maschi, ed è pressoché identica la quota di maschietti e femminucce che dicono di averle prese. "La mia ragazza mena", hit degli Articolo 31, suonerebbe oggi, cinque anni dopo, già meno stravagante.

Per Ersilia Menesini, professore associato in Psicologia dello sviluppo e dell'educazione a Firenze, "la violenza all'interno delle giovani coppie non è più asimmetrica come per decenni si è osservato. E in tutti i Paesi in cui si registra, il fenomeno sembra legato alla crescita dell'enpowerment femminile nella società". Gli studi sull'aggressività nei primi rapporti di coppia arrivano, per Menesini, dopo anni di ricerche sul bullismo. L'idea sua e di docenti come Ada Fonzi (tra le prime, in Italia, a occuparsene) è che il fenomeno sia connesso allo sviluppo della sessualità.

"I bulli - scrive Menesini in un articolo in via di pubblicazione su "Minori e giustizia" che riporta i risultati di uno studio condotto su 1300 studenti - sono particolarmente attivi nelle esperienze sentimentali, dichiarando con più frequenza rispetto ai compagni di averne in corso (99,3% contro l'84,1%). Gli studenti vittime hanno meno probabilità di aver avuto rapporti sentimentali". I bulli, invece, sono più precoci sessualmente, ma tendono ad avere rapporti conflittuali: trasferiscono all'interno dei rapporti di coppia la loro carica violenta.

Le prime relazioni sentimentali, a loro volta, stimolano i comportamenti aggressivi. Come nel caso della quattordicenne mantovana che il 18 aprile ha picchiato, a Mirandola, nel Modenese, una sua coetanea che aveva fatto avance via Internet nei confronti del suo ragazzo. "Mia figlia - racconta il padre, caporeparto in una fabbrica - è una ragazza tranquilla, non fa arti marziali, non ha mai fatto a botte prima d'ora. E le cose sono andate diversamente da come sono state descritte, probabilmente ha solo reagito a un'aggressione organizzata dalle sue coetanee. Ma al di là dell'episodio, il fatto è che rispetto a quando andavamo a scuola noi le cose sono cambiate. Le ragazze hanno cominciato a menare. Sarà a causa dell'uguaglianza o dei film violenti che vedono, ma anche loro si sentono in potere di attaccare o reagire".

E fanno di più: i casi di baby gang al femminile, frequenti in nazioni come la Francia o la Gran Bretagna, si stanno moltiplicando anche in Italia. Pochi giorni prima dell'episodio di Mirandola a Milano, a due passi dal Duomo, un gruppo di ragazze è stata affrontato da alcune coetanee: "Avevano il piercing e sembravano slave - hanno detto ai poliziotti le vittime - ci hanno minacciate e ci hanno portato via i telefonini. Poi sono scappate ridendo e non le abbiamo viste più".

Non c'è ancora un'invasione di bande organizzate, come nelle banlieues parigine, non siamo all'"Arancia meccanica al femminile" prefigurata da Fonzi. Ma qualche allarme c'è. "È un fenomeno che iniziamo a registrare da un anno in qua - spiega Monica Frediani, presidente del tribunale dei minorenni - e le segnalazioni arrivano soprattutto dalle scuole. Poche, finora, hanno avuto rilievo penale. Sembrerebbe un'emulazione del fenomeno maschile: ragazze che pensano che imitando il comportamento dei ragazzi riescono a diventare punto di riferimento dei loro coetanei".

Una di queste bande ha spadroneggiato per qualche mese a Quarto Oggiaro, periferia turbolenta della città. A marzo del 2007 hanno mandato in ospedale una diciassettenne scaraventandola per terra e prendendola a calci dopo averla inseguita per rubarle il cellulare. A Mortara, invece, una ragazza di quindici anni ha denunciato quattro sue coetanee, iscritte come lei al liceo artistico di Novara, che per quattro mesi la perseguitavano, arrivando a bruciarle il giubbotto: "Forse l'hanno fatto perché sono timida", ha concluso la vittima. Altri casi si sono registrati a Pesaro, a Roma, a Lecco, a Como, a Salerno, a Prato, a Nuoro, a Venezia, a Trento e a Casteggio, in provincia di Pavia. E a Bari, dove a marzo un branco di ragazzine ha circondato delle ragazze minacciandole e colpendole con calci e pugni per rapinarle dei cellulari. "Le ho conosciute - racconta una poliziotta - sono ragazze che di femminile non hanno nulla. Quando gli agenti le hanno fermate si sono scagliate contro di loro con tutta la violenza che avevano e con un linguaggio degno dei peggiori malavitosi". Anche lei racconta che non è il primo caso, in città: "Qualche settimana prima di quest'episodio, girando con le nostre volanti abbiamo incrociato un autobus. Sembrava quasi fosse stato dirottato. I passeggeri erano stati per un bel po' in balia di un gruppo di ragazzine che tiravano schiaffi e calci a tutti, compreso l'autista".

Le baby gang femminili del centrosud, dice Ada Fonzi sono diverse da quelle del Nord. Respirano violenza in casa e vengono da famiglie povere e disagiate, spesso hanno fratelli o padri con precedenti penali. Sono le figlie delle donne della mala, in prima fila nelle rivolte contro gli agenti che tentano di arrestare i piccoli boss dello spaccio o delle estorsioni. E se a scuola i professori cercano di frenarle, i genitori sono dalla loro parte, com'è successo a Civitavecchia dove una madre ha malmenato una dirigente scolastica rea di aver preso provvedimenti contro la figlia, bulla al punto da rendere necessario un incontro con docenti e genitori tutto dedicato a lei. Nel Sud le ragazze terribili sembrano covare odio sociale nei confronti delle loro coetanee acqua e sapone: "Sono tutte infantili e figlie di papà" dice una bulla barese intervistata da una giovane psicologa, Beatrice Macchia.

I dati della Società italiana di pediatria dicono che sempre più ragazze, a scuola, si descrivono come violente e prepotenti, pronte ad azzuffarsi come i loro coetanei maschi. Il loro bullismo, si continua a dire, rimane prevalentemente "psicologico", fondato sul sistematico isolamento della vittima attraverso la calunnia e la diceria. "Sembrano anche molto attive sul fronte del cyberbullismo - assicura Michela Rossi, responsabile del Telefono Azzurro di un progetto su duemila alunni delle scuole elementari del Nordest - perché mandare un sms anonimo o intervenire su un blog o su un forum si addice meglio alla natura relazionale di questa forma di aggressività". Ma il mito delle bad girl più subdole che manesche potrebbe avere i giorni contati. Alla domanda "Ti capita di fare a botte?", il 22,4 per cento delle bambine intervistate dalla Società italiana di pediatria risponde di sì. Le parti tra bulle e pupi, presto, si potrebbero invertire.