Scuola e immigrazione:
le buone pratiche "storiche".

da Tuttoscuola, 30 aprile 2008

Il primo rapporto del ministero dell'Interno sull'immigrazione in Italia presentato ieri, di cui all'articolo L'immigrazione è in crescita. Tra gli adulti e sui banchi di scuola, individua tre momenti storicamente fondamentali nelle politiche di integrazione degli immigrati nel nostro Paese: l'emergenza, soprattutto in tema di accoglienza abitativa; la ridiscussione delle modalità di accesso ai servizi con la presenza crescente di mediatori culturali e/o interpreti; le aperture sul piano della partecipazione politica e associativa.

Per quello che riguarda il secondo momento, declinabile come l'adattamento "dei servizi alle specificità di tipo linguistico e culturale dell'utenza straniera", il Rapporto menziona (pag. 47) positivamente "le esperienze del Centro stranieri di Milano, nato nel 1989 per ospitare le attività delle associazioni di stranieri, i corsi di alfabetizzazione per adulti e gli interventi di inserimento scolastico per i minori, e attivo fino ai primi anni Novanta; del Centro di documentazione-laboratorio per un'educazione interculturale (Cd-Lei) di Bologna, costituito nel 1992 in seguito ad un'intesa tra assessorato al Coordinamento delle politiche scolastiche del comune, assessorato alla Scuola della provincia, provveditorato agli studi e dipartimento di Scienze dell'educazione dell'Università di Bologna, con l'obiettivo di promuovere interventi in materia di educazione interculturale, e a tuttoggi operante; dei diversi servizi (Cidiss, Ufficio minori stranieri, e di recente il Centro interculturale) che a Torino si sono occupati di promuovere l'intercultura in ambito scolastico e non solo".

L'esempio di Torino viene citato positivamente anche per le azioni di sostegno a una categoria a rischio (insieme a i profughi e richiedenti asilo e alle donne vittima di tratta), quella dei minori non accompagnati.

Per favorire l'inserimento scolastico dei ragazzi di origine straniera - ricorda il Rapporto (pag. 50) -, nel 1990 il Comune promuove "l'istituzione di due uffici specifici, l'Ufficio mondialità, che ha il compito di facilitare l'accesso dei bambini stranieri agli asili nido e alle scuole materne, e il Centro informazione documentazione inserimento scolastico stranieri (Cidiss), che invece opera nelle scuole dell'obbligo promuovendo programmi di educazione interculturale".

Subito dopo l'istituzione di questi organismi seguono i primi interventi per i minori: "nel 1992 viene stipulata un'intesa con il provveditorato agli studi per favorire l'iscrizione a scuola dei ragazzi stranieri non in regola con il permesso di soggiorno. Inoltre, nel giugno dello stesso anno viene istituito l'Ufficio minori stranieri che, d'intesa con il tribunale dei minorenni e la questura, rilascia ai minori irregolari un permesso di soggiorno ‘per motivi di giustizia', affidandone la tutela all'Ufficio stesso o ad organizzazioni di volontariato".

L'esperienza torinese viene ripresa da altri Comuni, soprattutto nel centro-nord del paese, e le buone prassi si diffondono anche grazie all'occhio vigile delle associazioni di Comuni e Province, l'Anci e l'Upi.

Più in generale, il Rapporto riconosce in maniera quasi ovvia l'importanza del momento dell'integrazione scolastica nelle politiche italiane di immigrazione, e questo è tanto più vero "di fronte a un fenomeno nuovo e per molti aspetti inaspettato in un paese tradizionalmente di grande emigrazione" e in cui le leggi nazionali hanno tardato nel "mettere a fuoco possibilità concrete di intervento".