Cancellata un'altra parte della riforma Moratti. Fioroni: «Va combattuta la dispersione. In Italia il 20,6% degli allievi esce dal sistema di istruzione senza diploma o qualifica»

Torna l'obbligo scolastico,
sui banchi fino a 16 anni.

Biennio con 4 aree culturali:
linguaggi, matematica, scientifico-tecnologica e storico-sociale

Giulio Benedetti  Il Corriere della Sera del 7/9/2007

ROMA — A scuola fino a 16 anni. Il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni ripristina l'obbligo scolastico. Previsto dalla Finanziaria, ora diventa operativo. Viene meno un altro pezzo della riforma Moratti, quel concetto di «diritto dovere degli studenti » ritenuto meno impegnativo e cogente. Si aggiunge un anno al percorso scolastico (ci aveva già provato Berlinguer) e se ne sottrae uno all'ingresso precoce nel mondo del lavoro. I ragazzi dovranno restare sui banchi per almeno 10 anni. Il nuovo obbligo di Fioroni dovrebbe avere tra i suoi effetti quello di ridurre il numero di studenti che escono dalla scuola senza un minimo di formazione. «I dati della dispersione sono il segno di un'emergenza sociale che va affrontata — ha detto il ministro —. In Italia il 20,6 per cento dei ragazzi esce dal sistema di istruzione e formazione senza né diploma né qualifica professionale, e 19 mila "scompaiono" dopo essersi iscritti al primo anno della scuola superiore ». Il doppio rispetto all'obiettivo dell'«Europa della conoscenza » fissato a Lisbona nel 2000 per quanto riguarda la dispersione.

Il nuovo regolamento che innalza l'obbligo a 16 anni non cambia gli attuali ordinamenti scolastici. Sopravvivono i percorsi di istruzione e formazione professionale dopo la terza media avviati dal precedente governo nel quadro dell'accordo con le Regioni. Impegna però le scuole, e soprattutto i docenti, a utilizzare nuovi metodi di insegnamento. Non ci sarà un biennio unico, con gli stessi programmi uguali per tutti, dopo la terza media. L'unitarietà della scuola dell'obbligo sarà garantita da una sorta di traguardo minimo di competenze che tutti i ragazzi dovranno acquisire, in quattro grandi aree culturali, alla fine dell'istruzione obbligatoria, pur avendo frequentato indirizzi diversi.

Le aree sono quella dei linguaggi, l'ambito matematico, quello scientifico-tecnologico e infine quello storico-sociale.

«La lotta contro la dispersione non è all'anno zero — spiega la psicologa dell'educazione, Anna Maria Ajello —. Oggi sappiamo che cosa fare. Ci sono diverse esperienze di recupero dei ragazzi a rischio con progetti gestiti dalle stesse scuole. Il problema va studiato e affrontato regione per regione. Perché esiste ad Aosta e in altre aree ricche del Paese, dove si sottovaluta il potere formativo e si punta al lavoro precoce, e c'è nei Quartieri Spagnoli di Napoli e nel Sud, dove nel corso del biennio la scuola talvolta offre poco». Per le regioni meridionali c'è un piano settennale già avviato. Nei prossimi tre anni verranno spesi 3 miliardi e 400 milioni di euro per favorire la creazione di spazi che tolgano i ragazzi dalla strada.

Per il viceministro alla Pubblica Istruzione, Mariangela Bastico, l'entrata in vigore dell'obbligo di istruzione a 16 anni è «il più grande investimento, formativo e culturale, per elevare i livelli di istruzione dei giovani, dopo quello realizzato nel 1962 con l'introduzione della scuola media unica».