Rapporto OCSE 2007: l'Italia spende male.

da Tuttoscuola, 19/9/2007

 

L'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico)ha pubblicato ieri il suo atteso rapporto biennale sull'istruzione "Education at a Glance 2007", che mette a confronto i dati di una trentina di Paesi.

Per l'Italia quasi solo cattive notizie: solo la percentuale dei laureati è nettamente migliorata tra il 2000 e il 2005 grazie alla discussa (in Italia) riforma del 3+2, passando dal 19 al 41% della fascia d'età di riferimento, ma la percentuale della spesa per l'università sul PIL è rimasta ferma allo 0,9%, la più bassa in assoluto. Il che significa che la qualità della nostra università è anch'essa bassa.

Tutti gli altri indicatori confermano o peggiorano i già negativi dati emersi nelle precedenti edizioni di "Education at a glance". La nostra scuola primaria e secondaria è tra le più costose del mondo a causa dell'elevato numero di insegnanti (l'Italia continua ad avere il record assoluto) e della durata dell'orario di lezione nella scuola (più di 8000 ore tra i 7 e i 14 anni). I dati (non nuovi) confermano però che mentre il livello di apprendimento raggiunto dagli alunni della scuola primaria è abbastanza soddisfacente, quello cui pervengono gli studenti italiani di scuola media e superiore è pessimo, collocandosi tra il 23° e il 26° posto (su 30) nelle prove di lingua, matematica e scienze.

Insomma, la spesa per allievo nella scuola secondaria è la più alta dell'area Ocse, ma i risultati sono pessimi. Il rapporto OCSE ci offre una chiave interpretativa per i cattivi risultati in matematica: i nostri allievi nella fascia 12-14 anni la studiano poco (solo il 10% del tempo è dedicato ad essa, contro il 13% della media OCSE e il 15% della Francia). Però gli studenti italiani vanno male anche nelle prove di lingua materna, alla quale dedicano ben il 22% dell'orario di lezione (contro la media OCSE del 15%). Evidentemente c'è qualcosa che non va nel rapporto insegnamento/apprendimento.