scorciatoie pericolose.
Pasquale Almirante, da
DocentINclasse, 23/9/2007
Importante appare la volontà di riprendere nel
nuovo contratto, ma anche nel libro bianco sulla scuola di recente
pubblicazione da parte del Mpi, la questione relativa il
riconoscimento del merito e della carriera dei professori che, come è
noto, sono bloccati da qualunque dinamica di avanzamento e ingessati
dentro una funzione che livella sia chi lavora con impegno e dedizione
e sia chi va a scuola a prendere il caffè.
Certamente anche su questo fronte si corrono evidenti rischi di
strappi e dissapori perché qualcuno dovrà stabilire cosa si intende,
per esempio, col concetto di merito e chi dovrà scegliere a chi e in
che modo e in quale quantità attribuirlo e secondo quali parametri. Il
lavoro dei docenti è particolare, mentre i risultati sono visibili a
lungo termine per cui non è semplice quantificare gli esiti prodotti
né elaborare grafici percentuali né tantomeno rivolgersi, come
qualcuno suggerisce, al giudizio dell’utenza più sensibile ai sibili
dell’ignominia che al grido del giusto.
D’altra parte se lo stesso ministero, proprio in questi giorni, non è
stato spesso in grado di cogliere il lavoro e lo sforzo di molte
scuole impegnate anche nella costruzione di una coscienza critica nel
paese, immaginarsi con quale proprietà potrebbe valutare chi si
aspetta dalla istituzione solo il diploma e l’aurea ed esclusiva
salvaguardia del proprio pargolo.
Per questo pensiamo che si corra il rischio che antipolitica faccia
rima con antiscuola anche perché sembra di avvertire una similare
allitterazione tra il populismo del V-day e i proclami restauratori di
Fioroni: l’uno dice che è sufficiente mandare dal parlamento i
condannati per avere una politica più seria, l’altro annuncia
tolleranza zero e pugno di ferro contro i bulli e i professori
fannulloni, accomunati entrambi dal loro evidente disprezzo verso
l’autorità e l’ordine, per cui basta mandarli a casa e la pace ritorna
come nella migliore tradizione favolistica dove la felicità vive
nell’uccisione del lupo.
Anche questo nuovo libro bianco sulla scuola, presentato venerdì alla
stampa, ha tutti i requisiti della elargizione di sicurezza all’utenza
e per certi versi pure agli ossrervatori-analisti, ma fino a quando il
dibattito politico rimane avvitato sulla spasmodica ricerca di denaro
e sui proclami contro le tasse tutto è buono per giustificare i tagli
dei finanziamenti per gli insegnanti di sostegno, per adeguare le
strutture o per dilazionare sempre una radicale e moderna e più
europeista riforma della scuola. E fino a quando la politica non
riprende in mano la sua funzione di guida e di regolamentazione dei
fenomeni sociali investendo sulla cultura ogni libro bianco ha il
tempo che trova.
Talvolta si ha l’impressione che il sapere sia una sorta di merce
accessibile solo a pochi e solo a pochi lasciarlo in mano; come
avveniva nei primordi barbarici dove a pochi stregoni era consentita
la sapienza e loro la somministrava a pochi iniziati, acquistando così
quella istruzione forma di mistero.