Tps prepara in Finanziaria il blocco del turn over
a copertura dei 101 euro al mese concessi.

I precari pagano l'aumento agli statali.

Saltano le assunzioni per dare 2,7 miliardi a chi è già in servizio

da ItaliaOggi del 5/9/2007

 

Di trovare una nuova copertura ai 101 euro in più concessi dal governo nei mesi scorsi ai dipendenti pubblici, Tps non vuole proprio sentirne parlare. Checché ne dicano i colleghi di governo, in primis il ministro della funzione pubblica, Luigi Nicolais, il responsabile dell'economia, Tommaso Padoa-Schioppa, fila dritto per la sua strada e conferma che anche ai contratti dei travet si applica la regola aurea del «si spende solo quello che si risparmia». E così finirà che a pagare gli aumenti contrattuali per la stagione 2007/08 saranno i precari, quei lavoratori che da anni sono impegnati negli uffici pubblici con contratti a tempo determinato e che la scorsa Finanziaria prometteva di mettere a posto attraverso un piano pluriennale di assunzioni. Circa 300 mila, secondo alcune stime fatte dalla sinistra radicale. Tps è stato chiaro in questi giorni con i suoi tecnici, al lavoro in vista della manovra 2008: in attesa di verificare le proposte che i singoli ministri presenteranno entro il 10 settembre, devono essere messe a punto dall'Economia soluzioni finanziarie che consentano di abbattere la spesa pubblica. E il capitolo contratti pubblici è uno dei più onerosi. Ci sono da recuperare, secondo alcune stime ufficiose, circa 2,8 miliardi di euro per pagare ai dipendenti pubblici i 101 euro in più al mese promessi con l'accordo di palazzo Chigi nei mesi scorsi. Escluso il settore degli enti locali che avrebbe bisogno di almeno un altro mezzo miliardo di euro. Insomma, bloccare nuovi ingressi nella p.a., a copertura dei pensionamenti, resta la strada più semplice dal punto di vista finanziario. Perché da quello politico, invece, il discorso è ben diverso, con i partiti di sinistra e alcuni ministri che dalla lotta al precariato hanno fatto un vessillo del proprio mandato. Ma intanto a via XX Settembre è questa, ovvero il blocco del turn over, l'ipotesi più accreditata per finanziare il rinnovo contrattuale. Tanto che si ragiona sul tipo di blocco da prevedere. Vietare per un anno nuove assunzioni a tempo indeterminato in tutti i comparti pubblici significherebbe non coprire circa 90 mila pensionamenti. Per un risparmio netto di circa 3 miliardi di euro. Se così fosse, il capitolo contratti pubblici sarebbe bello che risolto. Ma ci sono alcuni comparti, e alcuni ministri, che probabilmente saranno tenuti fuori. In primis la scuola, il settore che con il suo milione di dipendenti è tra i più rappresentativi dell'intero pubblico impiego (3,5 milioni di lavoratori), e il cui ministro, Beppe Fioroni, è tra i più quotati e politicamente accreditati della compagine governativa. Ci sono poi l'università e la ricerca, settori anche simbolo dell'agognata maggiore credibilità internazionale del paese, che da anni sono in ristrettezze e per i quali il ministro Fabio Mussi ha chiesto una esplicita esenzione. E poi la sicurezza, comparto coinvolto in continue emergenze per la tutela del territorio e dei cittadini. Insomma, tirando le somme si punta ad arrivare a un blocco parziale delle assunzioni, che frutterebbe circa 1,5 miliardi euro. Non tutto ciò che serve, ma una bella parte, sì.

C'è poi il nodo della prossima tornata contrattuale. Già, perché le risorse di cui è alla caccia il dicastero di via XX Settembre andrebbero a copertura del solo contratto 2006/07. E per il 2008/09? Il governo Berlusconi, che si era trovato con un'analoga scadenza, aveva scelto la strada di finanziare solo l'indennità di vacanza contrattuale. Scaricando poi sul successivo esecutivo l'onere di rinnovare i contratti. Una scelta dettata dalla necessità di non esporre a maggiori uscite le casse dello stato e garantire la sostenibilità anche a livello europeo della spesa pubblica italiana. Un discorso da fine mandato. Che il centrosinistra aveva criticato. Ma che forse potrebbe tornare utile. Con buona pace dei 300 mila precari in attesa del posto fisso.