Ma il ministro annuncia interventi contro la proliferazione del numero chiuso.

Mussi salva i test d'ingresso.

Le prove di ammissione non saranno annullate

da ItaliaOggi del 13/9/2007

 

Nessun annullamento a livello nazionale dei test di ammissione a medicina a causa degli errori rilevati in due dei quiz. Perché a rimetterci non possono essere «tutti coloro che si sono preparati a dovere». In una giornata che ha tenuto con il fiato sospeso milioni di studenti universitari in attesa del verdetto del ministro dell'università Fabio Mussi sulla validità dei test d'ingresso, la questione del numero chiuso torna a far discutere. E il numero uno di piazzale Kennedy, dopo aver deciso di far ripetere i test a Catanzaro con i quiz di riserva, di escludere gli studenti di Bari favoriti nelle prove e di verificare la congruità dei risultati di Messina, punta ancora il dito sulla proliferazione degli accessi programmati e promette provvedimenti in questo senso. A partire dal decreto sui requisiti minimi, applicativo delle nuove classi di laurea in cui, ha spiegato Mussi, «mi riprometto di riportare nella potestà del ministro la programmazione del numero chiuso fuori delle regole comunitarie». C'è infatti una direttiva europea che impone il numero di studenti che si possono iscrivere in determinati corsi. Questi obblighi riguardano però solo alcuni corsi di laurea, cioè medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentarie, medicina veterinaria e quelli direttamente finalizzati alla formazione di architetto (che comprende le lauree in architettura e ingegneria edile). Ma al di là di queste facoltà l'accesso limitato si è espanso a macchia d'olio, tanto da arrivare a più di 1.000 corsi a numero chiuso. Il tutto parte dal fatto che le regole stabilite dalla legge n. 264 dell'agosto 1999 sono troppo elastiche e hanno dato a molti atenei, anche in virtù dell'autonomia decisionale, la libertà di stabilire gli accessi programmati. Una tendenza a chiudere che Mussi ha più volte chiesto di frenare. L'ultima volta a marzo, quando ha scritto ai rettori chiedendo di diminuire il numero dei corsi blindati. Anche perché, secondo il ministro, ogni limitazione che non rientra nei casi indicati dalla 264 è, sostanzialmente, uno strappo al diritto allo studio sancito dall'articolo 34 della Costituzione. In ogni caso, per il futuro le università che vorranno disporre l'accesso programmato dovranno richiedere l'autorizzazione al ministero. «I vincoli europei», ha ribadito Mussi, «ci sono per certe professioni. Ma quei vincoli devono essere visti in relazione ai profili specifici». Ecco perché il ministero ha richiesto, inoltre, a ciascuna università di dar conto delle ragioni per cui è stata disposta, per determinati corsi di laurea, la programmazione a livello locale, che consente di introdurre paletti per l'accesso. Nel frattempo, un primo passo per regolamentare i quiz è stato fatto: a luglio, in tandem con il ministro dell'istruzione Giuseppe Fioroni, è stato approvato un decreto legislativo che stabilisce il peso del voto di maturità nel punteggio dei test. Dall'anno prossimo, quindi, in tutte le università il voto del diploma e la media degli ultimi anni di superiori varranno fino a 25 punti sui 105 totali. Un tentativo di limitare anche il peso dei quiz.