Rose e spine nella scuola al via. Obbligo a 16 anni e meno prof.
SI COMINCIA. Tra pochi giorni il via
del nuovo anno scolastico. di Massimo Franchi da l'Unità del 4/9/2007
Un po’ meno precaria, sempre in bilico. A pochi giorni da una campanella che l’autonomia farà risuonare in tempi diversi su tutta la penisola, la scuola italiana targata Fioroni parte per il suo secondo anno di navigazione nel mare agitato da bulli, debiti scolastici e «morattiani», tentazioni confessionali, tagli presunti e reali. Per la scuola è sempre così: le decisioni della finanziaria diventano realtà il settembre successivo. Cinquantamila insegnanti costretti a passare l’agosto negli ex provveditorati per sapere dove sarebbero stati sbattuti ora hanno un contratto a tempo indeterminato e una cattedra sicura. Diecimila Ata (bidelli e personale amministrativo) allo stesso modo hanno posto fine alla loro precarietà. Sempre nella legge di bilancio (omnibus) era previsto l’innalzamento dell’obbligo a 16 anni. Anche i 15enni meno portati allo studio dunque si sono iscritti alle scuole superiori dove è stato lo scempio degli otto licei voluti dalla Moratti. Ultima ma non meno importante novità quella delle classi primavera, 20 mila bimbi e bimbe di 2 e 3 anni che andranno a scuola (statale), sgravando i genitori dalla lotta (quasi utopica) per un posto negli asili comunali. Una finanziaria che è stata comunque di tagli e allora accanto alle novità, ecco le spine. La più grossa riguarda il taglio degli organici con quasi novemila cattedre in meno. Il ministero ha fatto di tutto per limare al minimo il numero di cattedre in meno, ma il richiamo del ministero dell’Economia è stato inflessibile. Il taglio è andato a colpire in maniera più forte l’organico di fatto, quello cioè che tiene conto del numero reale di studenti. E allora a rimetterci sono soprattutto i ragazzi disabili che necessitano di insegnanti di sostegno. «Le certificazioni sono complicate e arrivano all’ultimo momento - spiega Enrico Panini, segretario della Flc Cgil - e quindi il settore del sostegno è, assieme all’educazione degli adulti, il più colpito dai tagli. Ci sono i dati provinciali a confermarlo: a Treviso ci sono 150 alunni disabili in più e solo 20 nuovi insegnanti. Il ministro ha poi dovuto scegliere di togliere le compresenze per le classi a tempo pieno». Dal viceministro Mariangela Bastico arrivano precisazioni e annunci di grandi novità. «Nessun ragazzo disabile certificato sarà privo dell’insegnante. Ci sono regioni in cui il numero di questi ragazzi è calato (in Campania di 800 unità) e in quelle in cui il numero è invece cresciuto ci sarà un insegnante in più ogni due nuovi studenti disabili. Il problema però esiste - continua Bastico - perché sul territorio ci sono disparità forti: in Umbria il rapporto disabili-insegnanti è 1 a 2, 3 laddove in Sicilia è di 1 a 1,3. Per l’anno prossimo cambieremo la modalità dell’insegnamento di sostegno: avremo un organico funzionale specifico, non legato strettamente ai singoli ragazzi. Ogni scuola avrà a disposizione personale che gestirà secondo necessità». L’altro tema caldo è quello della modalità di innalzamento dell’obbligo a 16 anni. Il nuovo regolamento sta per essere mandato alle singole scuole, ma alcuni presidi dicono di non avere indicazioni. «Il regolamento è di fatto già operativo - specifica Bastico -. L’ordinamento delle scuole rimane inalterato, ma viene previsto che ad ogni studente sia garantito livelli essenziali di sapere e competenze su assi linguistici, matematici, scientifico tecnologico e storico-sociale. Ogni insegnante avrà questo compito, senza dover modificare i programmi». L’innalzamento è anche per i contratti di apprendistato che non potranno più essere per gli Under 16. Solo in alcune regioni (il nord più «morattiano») erano già pronti i corsi professionali per i ragazzi che sceglieranno la formazione professionale (scuola più laboratori). Nel resto delle regioni, per accedervi bisognerà dimostrare di essere stati promossi in terza classe secondaria.
Spine a parte, anche il sindacato riconosce la
bontà delle svolte effettuate dal governo dell’Unione in fatto di
scuola. «L’innalzamento a 16 anni è un traguardo storico, ora va
garantito l’innalzamento qualitativo a tutti i ragazzi. Anche le
classi primavera sono una grande novità che va in senso opposto
rispetto alla logica di anticipo della Moratti». Un giudizio finale
però non c’è. «La vera partita sul futuro della scuola si gioca sulla
prossima finanziaria. A giugno abbiamo firmato un accordo
importantissimo al ministero sul sistema della conoscenza in cui si
prevedono investimenti e la fine dei tagli. Alle parole devono seguire
i fatti: solo così la scuola italiana potrà dirsi all’altezza».
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