Nel decreto Fioroni spunta la norma che salva il docente di Milano,
emblema degli assenteisti.

Il professore fannullone la fa franca.

Un codicillo ha escluso dal giro di vite i procedimenti in corso

da ItaliaOggi del 7/9/2007

 

Per giorni è stato messo all'indice sulle pagine della stampa. È stato il caso-emblema dell'assenteismo. Il campione di quelle mele marce che, dicono ministri, dipendenti e sindacati, una volta tanto d'accordo, rovinano la scuola e in generale la pubblica amministrazione. È il professore M., il docente di una scuola secondaria di Milano, che si è contraddistinto per il profluvio di certificati medici che ne hanno ripetutamente attestato l'impossibilità a presentarsi al lavoro. E che con il suo comportamento ha rovinato alcuni studenti, bocciati perché impreparati, ha sentenziato un tribunale. Ebbene, proprio al professore M. non si applica il giro di vite voluto dal ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni. Il titolo di tanti giornali, «Il prof fannullone, subito le sanzioni», è quanto meno troppo ottimistico, perché per il simbolo dei fannulloni non cambia niente. Visto che nel decreto legge, approvato martedì dal consiglio dei ministri per garantire il regolare avvio dell'anno scolastico, alla fine è stato inserito un codicillo che esclude i casi già in corso dall'applicazione delle nuove norme. Norme che impongono di chiudere nel giro di 120 giorni i procedimenti disciplinari, dal trasferimento per incompatibilità alla sospensione dal lavoro. Solo 4 mesi contro la media attuale, ha stimato il ministero di viale Trastevere, di un anno e mezzo. E il professor M. ha in corso un nuovo procedimento presso il consiglio di disciplina del Cnpi, il parlamentino della pubblica istruzione. Che fino al prossimo gennaio dovrà esaminare un'altra ottantina di pratiche, con la vecchia normativa. Impossibile prevedere quanto dureranno. L'esclusione esplicita dei casi già in corso è stata suggerita, spiegano fonti ministeriali, dalla necessità di evitare un eventuale contenzioso, visto che le nuove norme sono di fatto molto più taglienti e rigide di quelle precedenti. Con la vecchia normativa, infatti, il parere del consiglio disciplinare è obbligatorio e vincolante e da solo richiede in media un anno per essere emesso. Ed è proprio il consiglio disciplinare che Fioroni ha di fatto baipassato. Il parere dell'organo collegiale, con il dl, dovrà esser reso al massimo entro 90 giorni. Un tempo che, al Cnpi, considerano altamente improbabile rispettare, visto che la procedura richiede un'istruttoria complessa, con l'audizione dell'interessato e, di solito, l'integrazione della documentazione trasmessa.Come se non bastasse, poi, l'amministrazione, recita il dl, può anche non tenere conto della proposta del consiglio, e dunque comminare sanzioni più pesanti di quelle suggerite. Di fatto, insomma, a decidere sarà l'amministrazione, ovvero il preside e, in seconda battuta, il direttore scolastico regionale. Un cambio di rotta che, all'indomani dell'approvazione del dl, già sta scatenando molte polemiche. Il parere dei sindacati della scuola è unanime: la Cgil di Enrico Panini, la Cisl di Francesco Scrima, la Uil di Massimo di Menna e lo Snals di Marco Nigi in sostanza accusano: i presupposti che autorizzano il dirigente scolastico ad allontanare il docente sono poco chiari, con il rischio di provvedimenti arbitrari. A danno addirittura della libertà di insegnamento. «Vecchie resistenze psicologiche», replica Giorgio Rembado, presidente dell'Anp, l'associazione dei presidi, «che finora hanno minato la giustizia sostanziale nella giustizia disciplinare. I problemi che ci sono stati finora nascono tutti dal fatto che non si vuole che i dirigenti facciano i dirigenti, come invece avviene nel privato». E l'anno scolastico è appena cominciato.