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"Disabili a scuola,
formazione obbligatoria
degli insegnanti curriculari".

Il vicepresidente della Fish: "No ad una classe apposita di concorso per gli insegnanti di sostegno: meglio innalzare da 5 a 10 anni il periodo di insegnamento obbligatorio e prevedere vantaggi per chi sceglie di rimanere".

di Stefano Caredda da Superabile del 29/9/2007

 

ROMA - No alla "separazione delle carriere" fra insegnanti di sostegno e docenti curriculari, e innalzamento da 5 a 10 anni del periodo di insegnamento obbligatorio per i docenti di sostegno, con la previsione di incentivi per chi sceglie di rimanere ancora. E, più in generale, la formazione dell'intero corpo docente del nostro paese, perché "tutti gli insegnanti devono sapersi prendere cura dei ragazzi con disabilità". All'indomani della presentazione del "Piano per la disabilità" predisposto dal ministro Fioroni e dopo le considerazioni espresse dal sottosegretario Letizia De Torre, sono questi i punti salienti che Salvatore Nocera, vicepresidente della Fish (Federazione italiana superamento handicap), tiene a sottolineare. "Siamo dell'idea che più che ad una classe di concorso apposita per il sostegno si debba invece mettere in piedi un sistema di prolungamento delle norme attuali", spiega. "Attualmente gli insegnanti di sostegno hanno l'obbligo di mantenere la loro funzione per 5 anni, dopo di che possono passare alle cattedre comuni: per evitare ogni genere di separazione, ci sembra opportuno innalzare questo periodo minimo a 10 anni, rinnovabili ulteriormente poi di cinque in cinque, prevedendo per chi sceglie di rimanere dei vantaggi sui punteggi nelle graduatorie, sull'abbreviazione della carriera o sul pensionamento anticipato". Una sorta di bonus per chi opta per la strada del sostegno e continua a percorrerla, e che fa il paio con la perplessità di fronte all'ipotesi dell'anno sabbatico di "riposo" per i docenti di sostegno: "In una situazione di presa in carico collettiva del ragazzo con disabilità non sarebbe una scelta azzeccata".

Al di là degli incentivi agli insegnanti di sostegno, però, il punto focale per la Fish è quello della formazione obbligatoria degli insegnanti curriculari: "Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione folle, per cui se non c'è l'insegnante di sostegno l'alunno è di fatto costretto a uscire dalla classe, visto che non c'è nessuno che sia in grado di lavorare con lui: servono allora - illustra Nocera - corsi di formazione a tutto campo e una seria preparazione di tutti gli 800mila docenti della scuola italiana, perché è la scuola nel suo complesso che deve interessarsi al ragazzo, non solo il singolo insegnante di sostegno". Se l'integrazione del ragazzo non dipendesse cioè in maniera quasi esclusiva dalla presenza del docente di sostegno, ma coinvolgesse invece l'intero mondo della scuola, i genitori non avrebbero interesse a richiedere l'aumento delle ore di sostegno. "Ma oggi lo fanno" - dice Nocera - "perché in sua assenza vedono il proprio bambino completamente isolato".

Convidide, il vicepresidente della Fish, anche l'esistenza del problema delle false certificazioni: ragazzi con problemi di apprendimento o di relazione che pur non essendo disabili vengono certificati come tali per consentire loro di avere una qualche forma di supporto che altrimenti non avrebbero: "Sono d'accordo sulla gravità della questione, e sul fatto che la scuola debba individuare le soluzioni migliori alle esigenze di questi ragazzi", che sono differenti da quelle dei ragazzi con disabilità e in modo diverso devono essere affrontate. Finora i ragazzi certificati, secondo i dati provvisori del Ministero aggiornati al 26 settembre, sono 174.586. "In base alle nostre informazioni i disabili certificati si aggirano nell'ordine delle 180mila unità: sarà quella la cifra definitiva, con un numero di insegnanti di sostegno pari a circa 90mila". Così come riferito dagli uffici del dicastero di viale Trastevere. L'incrocio delle due cifre mette in evidenza dunque proprio quel rapporto di un insegnante di sostegno ogni due ragazzi disabili che è individuato come ottimale sia dal Ministero che dalle associazioni: "Il rapporto medio nazionale è ottimo" - conclude Nocera: "Ma sono gli squilibri fra regione e regione a rendere difficile la situazione in alcune zone del nostro paese".