Fannulloni: 4 mesi per decidere.
 Basteranno?

da Tuttoscuola, 15/9/2007

 

Il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il 5 settembre 2007 contiene, tra l’altro, l’atteso giro di vite contro i cosiddetti "fannulloni", come si usa ormai definire i pubblici dipendenti assenteisti, o colpevoli di gravi inefficienze, se non peggio, dopo che così li aveva chiamati il noto giuslavorista ed editorialista del "Corriere della Sera" Pietro Ichino (ex consulente della CGIL).

Nel mirino di Ichino era finito un insegnante di Milano, il prof M., recordman di assenteismo, ma nei mesi precedenti una serie di vicende più o meno scabrose aveva coinvolto altri insegnanti, dalla supplente a luci rosse alla prof palpeggiata, per finire con le maestre di Rignano Flaminio.

"Mele marce", aveva detto il ministro Fioroni, mentre cresceva nell’opinione pubblica la domanda di maggiore severità nella scuola: verso i bulli, verso gli insegnanti che li lasciavano fare, e soprattutto, dopo l’editoriale di Ichino (il cui discorso peraltro riguardava tutto il pubblico impiego), verso gli insegnanti che non facevano il loro dovere.

Così si è giunti in tempi relativamente rapidi al decreto legge della scorsa settimana, che velocizza le procedure (4 mesi per arrivare alla conclusione dei procedimenti disciplinari), ma soprattutto mette in discussione il pilastro su cui finora si era retta la "giustizia" scolastica: il parere vincolante del Consiglio di disciplina del CNPI, che viene declassato a semplice parere (e se non viene dato in tempo utile, se ne può anche fare a meno). Inoltre i dirigenti scolastici possono disporre la sospensione cautelare degli insegnanti, o la loro utilizzazione in compiti diversi dall’insegnamento, "se ricorrano ragioni di particolare urgenza" (con conferma entro 10 giorni da parte del dirigente dell’USR): una dizione che può dare luogo a interpretazioni soggettive, comunque discutibili.

Il rischio, venuto meno il principio vincolante nei confronti dell’amministrazione dei pareri degli organismi rappresentativi del personale dirigente e docente della scuola, è che possa crescere a dismisura il contenzioso giurisdizionale verso i TAR e i giudici ordinari.

La reazione dei sindacati confederali per il momento è cauta. Favorevole quella dell’ANP, per ovvi motivi, nettamente contraria quella della Gilda, secondo la quale "questa operazione serve a distogliere l’attenzione sui reali problemi della scuola italiana, primo fra tutti il contratto nazionale di lavoro scaduto ormai da quasi due anni".