In piedi ragazzi, entra il ministro.

di R. C. da L'Espresso dell'1/9/2007

 

Obbligo scolastico a 16 anni: la riforma che scatta in questi giorni si sarebbe potuta definire storica, se solo fosse stata fatta 30 anni fa. Invece quella dell'innalzamento dell'obbligo è una storia infinita. Se ne parla senza far niente per decenni mentre l'Italia resta con l'età dell'obbligo più bassa d'Europa. Alla fine degli anni '90 Berlinguer innalza l'obbligo a scuola di un solo anno e aggiunge 240 ore di formazione per gli apprendisti in fabbrica. La riforma si perde per strada: nella scuola non si fa in tempo ad attuarla che è cambiato il governo, quanto alla formazione le aziende semplicemente non firmano più contratti di apprendistato, diventati troppo onerosi. Arriva la Moratti e l'obbligo si trasforma in 'diritto-dovere all'istruzione', si affida alle formazione professionale delle regioni un gran ruolo. Riforma osteggiata dal centro-sinistra e ri-riformata da Fioroni, che infila il nuovo innalzamento dell'obbligo in uno dei tanti commi della Finanziaria. Chissà se questa riforma vedrà davvero la luce: fatto sta che, mentre la politica dibatteva sul come e sul dove dell'obbligo, di fatto già il passaggio alle superiori dopo le medie era ormai una realtà diffusa: insufficiente però a ottenere titoli e competenze paragonabili a quelle dei coetanei europei.

E quella dell'età dell'obbligo è solo una delle tante altalene politiche sulla scuola. Ci sono poi gli esami che vanno e che vengono: quelli di riparazione, aboliti da D'Onofrio e adesso oggetto della nostalgia di molti, e quelli di quinta elementare, aboliti da Moratti. C'è la storia delle commissioni d'esame: prima tutte esterne, poi con membro esterno, poi tutte interne, poi di nuovo esterne, anche qui con evidenti effetti sul numero di promossi e bocciati. C'è infine la vicenda dei debiti formativi che hanno sostituito gli esami di riparazione, che fino all'anno scorso potevano esser portati avanti allegramente e quest'anno sono stati valutati più duramente all'ultimo anno, aumentando così il numero dei non ammessi all'esame di maturità. Che fare di quel 35 per cento di studenti che accumula debiti e non se ne libera più? Adesso qualcuno propone di tornare ai vecchi esami di riparazione, altri pensano a lezioni di recupero settimanali, con ore supplementari a scuola nel pomeriggio. Altri ancora propongono una cura più radicale: rompere l'unità-classe, cosicché chi ha un debito resti nella classe precedente per la materia in cui è insufficiente, e vada avanti nelle altre.