
          
          «Semplici» tagli 
          o voglia di ritorno 
          all'insegnamento differenziale?
          
          È questo il dubbio di Francesco Milanese, tutore 
          pubblico dei minori del Friuli Venezia Giulia e di Vladimir Kosic, 
          presidente della Consulta Regionale delle Associazioni dei Disabili, 
          di fronte ai tagli sostanziali degli insegnanti di sostegno e alle 
          recenti dichiarazioni del ministro della Pubblica Istruzione Giusepe 
          Fioroni.
          
          S. B. 
          da
          Superando del 
          21/9/2007
          
           
          
          Anche il tutore pubblico dei minori del Friuli 
          Venezia Giulia, Francesco Milanese e il presidente 
          della Consulta Regionale delle Associazioni dei Disabili 
          Vladimir Kosic hanno espresso il proprio sconcerto per le più 
          recenti affermazioni del ministro della Pubblica Istruzione 
          Giuseppe Fioroni in merito al taglio sostanziale degli 
          insegnanti di sostegno.
          Quest'ultimo - come avevamo 
          
          riportato su 
          queste colonne - aveva voluto evidenziare l'errore di fondo di 
          «considerare l'insegnante di sostegno, che è un supporto degli 
          insegnanti ordinari, anche come un assistente sociale e un educatore». 
          Tali compiti, aveva precisato il ministro, andrebbero invece «affidati 
          ad altre figure professionali».
          
          «Il ministro - secondo la nota congiunta diramata da Milanese e Kosic 
          - confonde i piani del discorso. La questione, infatti, non riguarda 
          l'assistenza, ma il diritto all'istruzione delle persone 
          disabili. L'attività dell'insegnante di sostegno 
          specializzato è rivolta a tutta la classe nella quale è iscritto il 
          soggetto con disabilità ed egli, insieme agli altri docenti - 
          identifica i bisogni educativi speciali dell'alunno, proponendo e 
          costruendo, attraverso il gruppo operativo, il piano educativo 
          individualizzato».
          
          Ben altri, dunque, che non quello di un semplice «supporto degli 
          insegnanti ordinari», sono i ruoli del docente di sostegno 
          specializzato il quale, continua il comunicato, «ha anche la 
          funzione di facilitatore della comunicazione e della relazione 
          tra docenti, alunno disabile, alunni della classe e altri soggetti che 
          interagiscono nel processo di integrazione: famiglia, personale 
          sanitario, educatori, mediatori, assistenti all'autonomia, tutor della 
          formazione professionale. Ed in in più, oltre ad assumere la 
          contitolarità della sezione e delle classi in cui opera, egli 
          partecipa alla programmazione educativa e didattica e 
          all'elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli 
          interclasse, di quelli di classe e dei collegi dei docenti».
          La conclusione, a questo punto, è quasi logica: «I problemi di 
          organizzazione, funzionamento e stabilità del personale incidono in 
          modo determinante sulla qualità dell'offerta formativa e sulla 
          continuità didattica di tutta la scuola e per questo non è 
          tollerabile che gran parte dei docenti di sostegno siano precari».
          
          Niente confusione tra i ruoli, quindi, ma 
          risposte chiare a domande precise. Infatti, sempre secondo 
          Milanese e Kosic, «invece di chiedere agli Enti Locali di farsi carico 
          di un'azione che non compete loro, il ministro dovrebbe dire 
          semplicemente perché ha confermato i tagli che nei bilanci di 
          previsione ha ereditato dal precedente governo. Confondere 
          l'insegnante di sostegno con il sostegno assistenziale che i Comuni 
          possono fornire alle persone con disabilità per migliorare la qualità 
          di vita interna alla scuola è un grave ritorno al passato 
          e siccome si muove in continuità con quanto il ministro Moratti aveva 
          già messo in atto nella precedente legislatura, c'è da chiedersi
          se non corrisponda ad una svolta cosciente tesa ad 
          interrompere un cammino faticosamente intrapreso dalle persone con 
          disabilità, dalle loro associazioni e dalle famiglie, per superare le 
          logiche assistenziali e operare verso l'inclusione del disabile nella 
          normale vita sociale, vedendo tutelati e promossi i propri diritti».
          
          «Non sono accettabili - annotano in conclusione il tutore pubblico 
          dei minori e il presidente della Consulta friulana - forme 
          organizzative interne agli istituti che ripropongano nei fatti 
          l'insegnamento differenziale. Una cosa infatti è il progetto 
          formativo individualizzato, quale esito di un percorso educativo 
          appropriato, altra è la riduzione dell'inserimento del minore con 
          disabilità nel contesto scolastico ad una sinecura meramente 
          custodiale».
          
           
          
          
          