Esami di Stato. Commenti a posteriori. di Davide Leccese da Educazione & Scuola del 1/9/2007
Terminati gli Esami di Stato – Edizione Fioroni
– è possibile un commento sugli stessi guardandoci bene dal lasciarci
influenzare da quanto hanno scritto, cogliendo l’attimo fuggente, i
giornalisti, sempre più propensi a spazzare l’acqua in superficie dei
problemi. E di questo c’è da dolersi, soprattutto se pensiamo alla
grande influenza dei mezzi di comunicazione sull’opinione pubblica. 1. I “Non ammessi”: I comportamenti delle scuole sono stati improntati alla più varia specie; alcuni hanno preferito non infierire, in questo primo anno di applicazione, rinviando decisioni più drastiche al prossimo anno. Altri hanno, invece, ritenuto di dare subito un segnale forte, generando le ire (sovente ingiustificate) degli alunni e delle famiglie che sono anche ricorse alla Magistratura. Moltissimi hanno chiesto regole chiare e confini ben dettagliati per l’assunzione di decisioni delicate, come queste. 2. Le “Commissioni miste”: Giudizi positivi e giudizi negativi si dividono equamente. I primi fanno appello a una maggiore obiettività di valutazione; gli altri denunciano il vizio antico di chi viene a giudicare, con gli alunni, anche la scuola e i colleghi docenti. Un numero più ristretto rilancia l’ipotesi della Commissione tutta esterna. Non sono pochi, infine, quelli che chiedono l’abolizione dell’Esame di Stato, così come è formalizzato, e la totale rivisitazione del sistema su modelli avanzati ed europei. 3. Le “prove scritte”: Il giudizio quasi unanimemente negativo ricade sulla Terza Prova, ritenuta del tutto inadeguata ad accertare conoscenze e competenze e, in alcuni casi, copia deformata di una ipotetica verifica orale in pillole. Addirittura alcuni si spingono a denunciare la scarsa credibilità della prova stessa sulla linea del controllo di esecuzione. 4. Qualche perplessità viene registrata anche per la prima prova di Italiano: alcune tracce vengono diffusamente “rifiutate” o perché la preparazione degli alunni – a questo tipo di prove – è inadeguato (articolo di giornale) o perché gli estensori delle tracce non possono sapere quali argomenti (ad es. in Letteratura o Storia) siano stati veramente oggetto di studio da parte degli studenti. Pochi si domandano, poi, a livello ministeriale, perché la prova di Matematica, al Liceo Scientifico, trovi un numero esiguo di risolutori totali! 5. Il “Colloquio: Tempi e modi ricevono la censura quasi unanime degli esaminatori: non si può – in quarantacinque minuti – se si vuol far sostenere un adeguato colloquio al candidato, verificare conoscenze, competenze, possesso di requisiti critici, capacità espositive, metodo di studio, ecc. Si finisce, irrimediabilmente, con il fare tante interrogazioni fugaci, materia per materia, a tutto danno dello spirito dell’esame e dell’interesse dello stesso candidato, se è davvero preparato. Anche in questo caso molti hanno messo in risalto la differenza sostanziale dell’ “interrogazione” da parte dei Commissari esterni e di quelli interni; questi ultimi necessariamente condizionati dal giudizio pre-costituito in sede di percorso scolastico. 6. Il “punteggio”: Non sono molti i soddisfatti anche della nuova scansione dei crediti; ritengono, infatti, che il percorso triennale sia ancora sottovalutato rispetto alle prove d’esame che, tutto sommato, è una vera appendice, sia pur formale ed istituzionale, di un lungo processo, qual è quello dell’insegnamento e dell’apprendimento. Non è raro, infatti, che avvengano, per merito o per colpa degli esami (non si sa) degli “scavalcamenti” di giudizio che finiscono per inficiare i criteri di valutazione della scuola; criteri che – comunque – alla luce delle vicende, anche giudiziarie recenti, andrebbero studiati e ridiscussi sul piano della professionalità applicativa di alcuni docenti. 7. I “compensi”: Antiche e inascoltate lamentele dei docenti, soprattutto per quanto riguarda le cosiddette fasce di attribuzione. Alcuni hanno fatto riferimento a paradossali e macroscopiche “ingiustizie” dovute al conteggio dei cosiddetti minuti di distanza; come se una sede più distante di qualche minuto generi un diritto di differenza retributiva tanto evidente da apparire squilibrata. 8. Le “nomine”: Sembra che quest’anno sia accaduto di tutto: docenti con accertata anzianità non sono stati nominati e supplenti chiamati a svolgere il ruolo di Commissari. Un problema a parte lo si è sottolineato per le nomine dei Presidenti di Commissione: si chiede che si accertino le competenze di direzione e organizzazione e non si faccia affidamento sono all’anzianità del richiedente.
9. Il “supporto”
tecnico: Alcuni hanno lamentato la scarsa incidenza del supporto
tecnico-informativo degli Uffici periferici ministeriali; insomma, una
sorta di costante, italianissimo, “arrangiarsi”. C’è anche da dire –
al riguardo – che permane la pessima abitudine di non tenersi
aggiornati sulla normativa, “orecchiando” le leggi, e
chiedere-pretendere che gli “altri” diano sempre indicazioni. |