Si  è elevato l'obbligo ai 16 anni, scrutini e esami sono stati resi più rigorosi

 No, le basi sono molto buone.

Marco Rossi Doria, la Repubblica del 20/9/2007

 

La scuola deve cambiare. Ci vuole tempo, come per tutti i sistemi complessi. E non è facile oggi reperire i finanziamenti. Eppure si deve fare. Ma in pochi mesi vi è stata una vera inversione di rotta: si è finalmente elevato l'obbligo a 16 anni con chiare indicazioni su quali saperi e competenze sono irrinunciabili per tutti, sono stati resi più rigorosi scrutini ed esami, i precari vengono immessi in ruolo dopo anni di lavoro, gli istituti professionali ritornano a pieno titolo allo stato, i metodi di bilancio vengono semplificati, riprende la lotta alla dispersione scolastica.

E sono state scritte indicazioni serie su cosa devono sapere i nostri figli dall'inizio della scuola dell'infanzia alla fine della scuola media. La commissione nazionale, composta da esperti di apprendimento, scuola e età evolutiva, è presieduta da Mauro Ceruti, che studia da anni il carattere complesso e interdisciplinare delle conoscenze umane e il rapporto tra educazione e globalizzazione. E' stato innanzitutto elaborato un documento culturale che è centrato su cosa è oggi la cittadinanza e sulla scuola come luogo di crescita delle persone. Presentato da Edgar Morin, è stato largamente apprezzato. Su tale base epistemologica si è aperto un ampio cantiere di lavoro. Gruppi tecnici, composti da docenti, dirigenti e ispettori hanno approfondito i temi relativi ai tre gradi di scuola. Vi sono state intense sessioni centrate sui contenuti di studio insieme a esperti di tutte le discipline e si sono svolte centinaia di ore di audizioni con gruppi disciplinari, accademie, sindacati, associazioni professionali, singoli studiosi. La commissione ha guardato con cura i dati sul fallimento scolastico e ha individuato l'urgenza di ristabilire solide e precoci conoscenze di base. Ha studiato le indicazioni degli altri paesi europei. Ha constatato che alla scuola va finalmente riconsegnata la centralità della funzione civile di istruire. E sulla base delle norme costituzionali ha evitato ogni pedagogia di stato e ha ridato senso all'autonomia delle scuole riconsegnando ai docenti la costruzione dei curricoli sulla base di traguardi e obiettivi nazionali ben definiti.

Le critiche sono utili. Sarà importante, per esempio, tenere vivo un confronto sulla possibilità della ricorrenza nello studio della storia. Ma intanto si chiede che si studi finalmente bene il Novecento prima di andare alle superiori. La musica ritrova dignità nel paese che ne ha inventato la codificazione. La grammatica e gli automatismi nel calcolo non sono considerati obsoleti. La geografia esiste. Viene ben definito il percorso per rendere solide le competenze matematiche. Le scienze sono solidamente ancorate alla sperimentazione. E, a proposito di evoluzione, tutti gli obiettivi spingono a riconoscere gli adattamenti e la dimensione storica nei sistemi naturali e nel sistema Terra. La lingua italiana, nel nuovo contesto di pluralità linguistica, viene riportata al centro di ogni apprendimento. E soprattutto si incoraggia la scuola come laboratorio e le discipline finalmente si parlano e sono organizzate in modo da individuare campi comuni, come avviene oggi nel mondo e rispetto alle grandi questioni della vita sul pianeta. Infine il ministro ha dato un chiaro mandato: ora tocca alle scuole praticare e migliorare le indicazioni nel corso dei due anni di prima applicazione sperimentale. Non sono indicazioni chiuse.

Nell'esperienza del fare scuola si capisce molto presto quanto siano decisivi una buona relazione educativa con i ragazzi e un apprendimento serio. Accoglienza e rigore vanno insieme. Più lentamente - per prova e riprova - si capisce che una scuola funziona bene quando i docenti fanno squadra prendendo su di sé la libertà e la responsabilità diretta del curricolo e quando motivano ragazzi, famiglie e comunità locale a un'alleanza educativa. E' per questo che serve l'autonomia scolastica. Per quanto sia faticosa e comporti dei rischi, come ogni cosa della vita.