A colloquio con il vice-ministro.
Il vice ministro Bastico: di Piero Fornara, da Il Sole 24 Ore del 21/9/2007.
Con l'entrata in classe degli studenti della
regione Sicilia si completa ufficialmente oggi, 18 settembre, l'avvio
del calendario scolastico 2007-08. «Qual è l'idea di scuola che noi
vogliamo dare? - così esordisce il vice ministro della Pubblica
istruzione Mariangela Bastico nell'intervista al «ilsole24ore.com» -
Il progetto è delineato in modo chiaro nei nuovi programmi per la
scuola dell'infanzia e per il primo ciclo di istruzione (elementari e
medie) e nelle indicazioni sugli apprendimenti in uscita dal biennio
delle superiori, reso obbligatorio da quest'anno. I livelli di
competenze, le abilità e i saperi richiesti ai nostri ragazzi si
articolano in quattro assi culturali: questi livelli devono essere
raggiunti come saperi essenziali nel liceo classico, nel liceo
scientifico, negli istituti tecnici, negli istituti professionali e
(dove esistono) nei corsi triennali di formazione professionale
istituiti dalle regioni».
Cerco di rispondere senza fermarmi alle semplificazioni mediatiche: non dimentichiamo che i pochi casi accertati di "insegnanti fannulloni" stanno a fronte degli oltre 720mila docenti italiani con contratto a tempo indeterminato. Veniamo agli studenti: la legge n.1 dell'11 gennaio 2007 sugli esami conclusivi di Stato (la vecchia Maturità, per intenderci) ha teso a rendere la prova più seria e rigorosa, in modo da valorizzare il percorso fatto dal candidato restituendo sostanza, oltre che valore legale, al titolo di studio. Gli esiti dell'esame valorizzano il merito: abbiamo, ad esempio, introdotto la lode e, con uno schema di decreto legislativo Fioroni-Mussi, si è concordato con il ministero dell'Università di far valere per i test d'ammissione, fino ad un massimo di 25 punti (sul totale massimo di 105) i risultati conseguiti a scuola, sia come buona valutazione dell'esame finale, sia nei voti ottenuti negli scrutini dei tre anni precedenti. Quindi: maggior rigore sì, ma anche maggior riconoscimento del merito. La legge ha naturalmente prodotto degli effetti a ricaduta, uno dei quali è il recupero dei debiti contratti negli anni precedenti. Si tratta di una vicenda molto seria e preoccupante. Dal 1995 gli esami di riparazione vengono sostituiti da una promozione "con debiti". Oggi il 41% degli studenti delle superiori viene promosso con debiti, quindi si tratta di un fenomeno molto diffuso. Va aggiunto che questi debiti riguardano soprattutto materie caratterizzanti, a partire dalla matematica (dove se ne riscontra il maggior numero), seguita dalle lingue straniere, in particolare nei licei linguistici, dal latino nel liceo classico e dall'italiano nei vari corsi di studio: tutte materie fondamentali. Soltanto il 25% dei ragazzi promossi con debiti li colma effettivamente: ciò significa che un numero consistente di studenti, da un anno all'altro, manca in determinate materie di salde basi culturali per continuarne l'apprendimento. La gravità dell'attuale situazione ha indotto il ministro ad aprire una riflessione reale sulle modalità di recupero. La cosa è stata subito "divulgata" come il ritorno agli esami di riparazione (una bozza di decreto è tata inviata dal ministro Fioroni ai sindacati e al Consiglio nazionale della Pubblica istruzione, ndr): sicuramente, una modalità per superare questa situazione va trovata.
Per quanto riguarda i contenuti, si è mirato a
fornire gli apprendimenti essenziali nelle quattro aree fondanti
dell'impianto culturale della vita di ciascuno di noi: l'area
linguistica, intendendo con ciò prima di tutto il possesso e la
comprensione dell'italiano parlato e scritto; l'area matematica, non
lo studio teorico, ma i fondamenti del sapere matematico che sono alla
base dell'uso di qualsiasi tecnologia; l'area scientifica, dove
importante non è la somma di tante conoscenze, ma l'acquisizione del
metodo scientifico, sperimentale e induttivo, che dall'esperimento
giunge alla teoria, mentre oggi ci si basa sul metodo deduttivo e sul
linguaggio parlato; quarta area è quella della conoscenza del mondo
(storica, sociale, geografica). Queste quattro aree accompagnano il
percorso dalla scuola dell'infanzia al biennio delle superiori.
Nell'ordinamento unitario dell'istruzione superiore abbiamo anche
voluto ripristinare la scuola tecnica e la scuola professionale. A
proposito dell'accusa di nozionismo che ci è stata mossa, riteniamo
che oggi i ragazzi abbiano a disposizione una enorme quantità di
informazioni, fornite dai mass media, da Internet. Quando questi mezzi
non esistevano, toccava alla scuola provvedere trasmettendo le nozioni
necessarie; oggi, invece, il suo compito è quello di fornire ai
ragazzi gli strumenti per orientarsi all'interno di esse, strumenti di
carattere critico e valutativo. Dunque possiamo dire che è il
contrario del nozionismo. Ci sono, ad esempio, autori importanti dai
quali non si può prescindere e che pertanto vanno studiati, ma proprio
perché la loro conoscenza fornisce la chiave di lettura della nostra
storia e del nostro pensiero.
Nel caso specifico della scuola media Duca
d'Aosta di Novara abbiamo avuto una relazione dal dirigente scolastico
e dalla dirigente dell'ufficio scolastico provinciale da cui è emerso
un quadro di riferimento abbastanza diverso dai dati pubblicati: non è
vero che è la "classe dei bocciati" e nemmeno che ci sono solo
stranieri (otto ragazzi sono italiani). L'istituto in questione,
peraltro, mi pare una scuola seria, che ha operato bene nel campo
dell'integrazione e non ha mai creato percorsi discriminanti: molte
famiglie, residenti in altri quartieri della città, scelgono di
iscrivere i figli in questa struttura. Piuttosto la concentrazione di
alunni extracomunitari (specie nordafricani) in una sola classe è
dovuta all'insegnamento della lingua francese, da essi stessi
richiesto. In effetti la composizione delle classi si presenta
complicata proprio per la presenza di etnie diverse tra loro. Ciò
comporta che, mentre finora abbiamo sempre pensato in termini di
convivenza tra italiani da una parte e stranieri dall'altra, oggi il
problema si allarga alla convivenza tra cinesi, nordafricani, indiani,
europei dell'Est e così via. Abbiamo comunque elaborato delle
linee-guida, già sperimentate ampiamente in molte scuole, che
indirizzano la formazione dei docenti in vista dell'integrazione. Le
riassumo qui in breve. 1) L'insegnamento della lingua italiana: non ci
può essere integrazione per lo straniero se non gli viene offerta
l'opportunità di apprendere la lingua del Paese che lo ospita; 2)
metodologie didattiche più "universali" (come ho già detto) : per
esempio, la storia e la geografia devono allargare lo sguardo sul
mondo, e non dimentichiamo che la presenza di un ragazzo straniero
offre straordinarie opportunità di migliorare i rapporti
interculturali; 3) formazione dei docenti non tanto sulla base di
lezioni teoriche, ma concretamente attraverso la modalità dello
scambio di esperienze concrete fatte in classe. |