Convegno nazionale
Giornata mondiale degli insegnanti. Giuseppe Lorenzo dal Centro Studi della Gilda, Roma 5 ottobre 2007
Nell’elegante sala congressi dell’hotel D’Azeglio di Roma, gremita di docenti, arrivati da ogni parte d’Italia, la Gilda degli Insegnanti ha onorato con un interessante convegno sui problemi della scuola la Giornata mondiale dell’insegnante istituita dall’UNESCO nel 1994. Questa ricorrenza, celebrata in oltre cento nazioni, è quasi del tutto ignorata o trascurata dai principali soggetti di rappresentanza della scuola italiana con la sola eccezione della Gilda degli insegnanti, che da sempre ha posto al centro della sua azione politico sindacale e della riflessione culturale la condizione sociale e professionale dei docenti e la tutela della qualità della scuola pubblica. Iniziato intorno alle 10.30, dopo un breve intervento del Coordinatore nazionale Rino di Meglio, che si è dovuto subito assentare per recarsi urgentemente all’ARAN dove si stanno giocando le sorti del nuovo CCNL della scuola, il convegno è stato coordinato dalla professoressa Renza Bertuzzi, che ha riportato i saluti ufficiali e gli auguri di buon lavoro dei ministri: Bindi, Parisi, Chiti; del vice-ministro Bastico e della sottosegretaria La Torre. Il primo intervento è stato del Coordinatore del Centro studi della Gilda degli Insegnanti Gianluigi Dotti, il quale ha illustrato i risultati elaborati dall’OECD/CERI, pubblicati dall’OCSE nel luglio 2007, in cui si delineano sei differenti scenari della scuola del futuro: 1) sistemi burocratici, 2) la scuola come organizzazione di apprendimento focalizzato, 3) scuola come centri sociali di base, 4) sistemi scolastici sul modello di mercato, 5) sistemi di apprendimento, 6) collasso del sistema scuola. Su questi scenari si sono sviluppati i tre interventi successivi, che hanno affrontato l’argomento da diverse angolazioni. Giovanni Tarli Barbieri, costituzionalista dell’università di Firenze, ha tracciato un quadro del sistema scuola attraverso il dettato costituzionale e le modifiche apportate dalla legge di revisione costituzionale del 2001. Giulio Ferroni, italianista dell’università La Sapienza di Roma, invece ha illustrato il quadro della crisi della scuola italiana afflitta da una forte disgregazione del sistema, dovuta ad un’incalzante e non arginabile avanzata della cultura mass-mediatica, consumistica, qualunquistica e a basso tasso formativo, ma non di meno causata dal disinvolto e maldestro riformismo di questi ultimi anni. Paolo Ferliga, psicoterapeuta e docente di liceo, ha proposto una lettura della crisi del sistema scuola in chiave psicanalitica, individuando nella perdita di autorevolezza, o meglio ancora del principio di autorità, il declino della scuola pubblica. Tutti gli interventi, di elevato livello sia per lo spessore critico sia per la forza dell’analisi, hanno contribuito a far capire le cause e le dinamiche della crisi della scuola: non sono state azzardate soluzioni che peraltro non potrebbero che venire dalle scelte della politica e dalla volontà di resistere, almeno nella categoria docenti, alle spinte disgreganti che si manifestano da ogni direzione. Gli interventi del pubblico presente hanno dato un ulteriore contributo al fattivo e propositivo momento di confronto e di riflessione proposto nell’occasione della Giornata mondiale dell’insegnante dalla Gilda degli Insegnanti. Giuseppe Lorenzo
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