Quando il professore entra, tutti escono

Torino: un solo alunno a religione,
per gli altri il supplente.

Sara Strippoli, la Repubblica del 30/10/2007

 

TORINO - Quando il professore entra, tutti escono. Chi fuori, chi al bar, qualcuno persino a testa bassa sui libri a ripassare. Tutti tranne uno, l'unica mosca bianca che ha scelto di seguire l'ora di religione. In una classe dell'istituto commerciale Arduino, zona elegante della precollina di Torino frequentata da oltre 400 ragazzi, il 20 per cento stranieri, la lezione si è ridotta ad un dialogo di sessanta minuti, un tu per tu fra professore e allievo. Il docente tira fuori le sue schede - oggi si parla di armonia fra mente, corpo e anima - , l'allievo dice la sua. Segue dibattito. Se il caso fosse isolato sarebbe la solita eccezione. Ma il lunedì mattina il gruppo dei ragazzi «che non si avvalgono» è così allargato, oltre trenta allievi fuori dall'aula per tre ore su cinque mentre in classe restano non più di due, tre o al massimo quattro ragazzi, che il dirigente scolastico ha deciso di chiedere la nomina di un docente. «Ne ho troppi fuori e non riesco a coprire con gli insegnanti a disposizione», spiega Antonio Ingravalle. Salvo aggiungere che non ritiene che i costi debbano ricadere sul fondo di istituto, ormai ridotto a pochi spiccioli. Chi paga dunque? Il preside ha chiesto un parere al ministero ed è in attesa di risposta. Nel frattempo, sta facendo il possibile per attivare corsi alternativi. L'insegnante di religione, 24 anni di insegnamento e il ruolo conquistato soltanto tre anni fa, non nega un po' di frustrazione per il calo drastico di studenti e se la prende con la mentalità dei mala tempora attuali: «E' il clima di oggi, tutto questo parlare di laicità». E fra i docenti dell'Arduino, dopo anni di assopimento su quello che quindici anni fa era uno dei temi più a rischio di rissa dei Collegi docenti di tutta Italia, il dibattito è ripreso: possibile che per le lezioni di lingua debbano esserci almeno dodici allievi e per la religione non sia consentito neppure un accorpamento? Altri dirigenti scolastici di licei e istituti superiori di Torino hanno confermato che anche per attivare corsi alternativi servono fondi che la dissestata scuola italiana purtroppo non ha. In attesa che arrivino i dati delle adesioni del 2007, il responsabile dell'ufficio scuola della Diocesi don Bruno Porta dice di essere convinto che il calo non sia significativo. E ricorda l'esistenza del Concordato: «Mi rendo conto che le scuole sono in grande difficoltà economica e capisco pure i ragazzi, che preferiscono un'ora di lezione in meno. Ma anche se ce ne fosse uno solo in tutta la scuola che vuole seguire la lezione, ha il diritto di farlo. I costi non riguardano noi».