Pubblicato il rapporto sullo stato
dell'istruzione nei Paesi dell'Unione europea
Bassa abilità di lettura-scrittura tra i quindicenni,
bene i laureati in scienze tecnologiche
La Ue boccia la scuola: "Si studia poco".
Troppi abbandoni, pochi investimenti.
Bruno Persano, la Repubblica
del 3/10/2007
ROMA - Troppi gli
abbandoni scolastici. Anche se in Italia la percentuale tende a
ridursi, ogni anno un ragazzo su cinque lascia i banchi di scuola. E
si studia poco. Così da Bruxelles arriva una sonora bocciatura. In
Repubblica Ceca, per esempio, le cose vanno nettamente meglio: appena
il 5,5% contro il 20,8% italiano. E non è diverso in Polonia o in
Slovacchia dove solo sei bambini su cento preferiscono il lavoro alla
scuola.
Il
rapporto UE.
Dopo quella dell'Ocse, per la scuola italiana arriva una nuova
insufficienza, questa volta dalla Commissione Europea. Nonostante i
passi in avanti fatti negli ultimi cinque anni, resta al di sotto
della media comunitaria negli indicatori chiave prescelti per il
rilancio della competitività.
Pochi
soldi alla scuola.
Scarsi gli investimenti in risorse umane, che sono saliti in Italia
soltanto dal 4,47 al 4,59% del Pil contro una media Ue aumentata dal
4,7 al 5,1%. L'aveva già detto l'Ocse, l'Organizzazione per lo
sviluppo economico che comprende i paesi europei, l'Australia e
l'America del Nord. Nel rapporto "Education at glance 2007" è scritto
che all'università, l'Italia destina solo lo 0,9% del Pil. Lo ripete
adesso anche la Ue. "Bisogna fare ulteriori sforzi economici", avverte
il vicepresidente della commissionme Europea Franco Frattini. "Serve
investire nell'educazione".
Troppi
"lettori-poveri".
Bruxelles lancia l'allarme sull'alfabetizzazione dei più giovani. Li
definisce "lettori poveri". Sono quegli scolari che hanno scarsa
proprietà di linguaggio, leggono poco e masticano ancora meno
congiuntivi e date storiche. Un quindicenne su 5 nell'Europa dei
Ventisette mostra scarco interesse per l'istruzione. Decisamente
meglio in Finlandia dove la percentuale sfiora il 6% o in Irlanda e
nei Paesi Bassi dove la percentuale supera l'11%. L'Italia purtroppo,
insieme a stati come Grecia, Lussemburgo, Slovacchia, Germania,
Portogallo e Spagna, registra un aumento nella percentuale di alunni
con basse abilità di lettura-scrittura: nel 2000 erano il 19%; tre
anni dopo il 23,9%.
Più
donne tra i laureati in tecnologia.
Promossi invece i paesi dell'UE che sono riusciti a sfornare un buon
numero di laureati in scienze tecnologiche. Era un obiettivo che
l'Unione si era dato nel convegno di Lisbona del 2002 convinta che sia
la risposta giusta alla richiesta futura del mercato del lavoro. Se le
tendenze attuali continueranno, oltre un milione di allievi
raggiungerà la laurea in matematica, scienza e tecnologia entro il
2010. I paesi che più degli altri hanno laureato giovani in materie
scientifiche sono l'Irlanda con 24.5 laureati su 1000 giovani, la
Francia con 22.5 su 1.000 giovani e la Lituania. In Italia, su 1000
giovani tra 20 e 29 anni, solo 13,3 scelgono corsi universitari
tecnici ma con una percentuale sempre più alta di donne. Dal 2000 al
2006, le studentesse universitarie in quelle materie sono salite dal
36,6% al 37,1% a fronte di una media UE attestata al 31,2%.
"Servono due lingue
straniere".
Un ultimo appunto, la Ue lo fa ai governi dell'Unione che poco fanno
per insegnare due lingue straniere agli scolari più piccoli. E' un
leit motive della Commissione: già nel precedente rapporto diffuso
cinque anni fa, l'Unione aveva consigliato ai ministeri
dell'Istruzione dei Ventisette di introdurre l'obbligatorietà della
doppia lingua già nelle scuole elementari mentre la media registrata
nei Paesi Ue è al di sotto degli obiettivi comuni: appena una lingua
straniera e mezza per bambino.