RICERCA ALLE SUPERIORI SEI SU DIECI NON DIFENDONO I COMPAGNI DEBOLI

Scuola, il bullo fa paura.

In classe la maggioranza delle prepotenze. Gli psicologi: dati inaspettati e allarmanti

Maria Teresa Martinengo La Stampa del 2/10/2007

 

Sono sconcertati i risultati della ricerca, anonima e particolarmente dettagliata (la prima nel suo genere) condotta dagli psicologi Mario Ancona, Adriana Corti e Carla Signori dell’associazione Adr. Il bullismo esiste per 486 ragazzi e ragazze su 690. A 415 studenti (60,1%) è accaduto di assistere a prepotenze, a 140 (20,3%) di subirne e a 123 (17,8%) di metterne in atto. Gli episodi? Da un drammatico «bruciare sigarette in faccia agli altri» a «mettere il chewing-gum nei capelli di una compagna», da insultare il diverso, il down, a offendere i familiari, diffamare.

Cinque minuti, 38 click e qualche parola digitata in totale anonimato. In libertà e sincerità. Sul tema del bullismo le 690 risposte on line raccolte (tra febbraio e giugno) ed elaborate dagli psicologi Mario Ancona, Adriana Corti e Carla Signori dell’associazione Adr, raccontano la realtà delle nostre scuole, dei rapporti tra studenti, in particolare tra i 14 e i 17 anni (592), con una prevalenza di ragazze (58,1%). «Avere informazioni dirette è un prerequisito indispensabile per pensare e mettere in atto interventi di prevenzione», osservano gli autori.

E gli interventi urgono: il bullismo esiste per 486 ragazzi e ragazze su 690. A 415 studenti (60,1%) è accaduto di assistere a prepotenze, a 140 (20,3%) di subirne e a 123 (17,8%) di metterne in atto. Gli episodi? Da un drammatico (si spera esagerato) «bruciare sigarette in faccia agli altri» a «mettere il chewing-gum nei capelli di una compagna», all’infilare insetti nella cartella e libri nel wc dei professori, da insultare il diverso, il down a offendere i familiari, diffamare.

I dati - che arrivano da scuole «tranquille» dal punto di vista dell’immagine - colpiscono. «Colpisce l’idea che ci siano ragazzi, non così pochi, che vanno a scuola con la paura dentro», dice il dottor Ancona. Già, perché se il 79,4% afferma di non aver subito prepotenze nell’ultimo mese, il 10,4% (72 persone) ammette di averne subita una, il 4,4% (31) due, lo 0,5% (4) tre, lo 0,7 (5) quattro. E il 4,3 (30) cinque e anche più. Una vita da non augurare a nessuno.

Chi è il bullo? Nel 77% dei casi non c’è risposta. Ma per l’8,5% (59 persone) è un compagno di classe, nel 3,6% (25) più compagni, nell’1% (7) quasi tutta la classe. Nel 10% circa dei casi la prepotenza viene da una o più persone esterne alla classe. Il 64,2% dei ragazzi dichiara che il bullismo è un comportamento di gruppo. Dove avvengono le prepotenze? Una schiacciante maggioranza dice «in classe» (362, 52,5%), poi «nei corridoi» (236, 34,2%), in «spogliatoio/palestra» (142, 20,6%), nel «cortile della ricreazione» (119, 17,2%), «nei bagni» (79, 11,4%), «fuori della scuola, vicino all’entrata» (185, 26,8%), «lungo il tragitto» (138, 20,0%).

Ma quando un bullo è in azione, come si comportano i compagni che assistono alle sue imprese? Con la possibilità di due risposte, «Fanno finta di niente» è stata l’opzione scelta da 322 studenti (46,7%), «Si divertono e fanno il tifo per il bullo» da 267 (38,7%), «Cercano di aiutare il più debole» da 126 (18,3%), «Escludono dal gruppo chi è vittima» da 84 (12,2%), «Sono spaventati» da 28 (4,1%), «Lasciano solo il bullo» da 47 (6,8%).

Alla domanda «Qual è il tuo atteggiamento nei confronti di chi subisce prepotenze» erano possibili due risposte: «Reagisco solo se si tratta di un amico» ha totalizzato 149 sì, «Nei momenti di calma cerco di dargli una mano» 150, «Faccio finta di niente ma mi spiace per lui» 107 e 107 «Mi schiero subito dalla sua parte». A seguire: «Mi spiace per lui, ma ho paura ad intervenire» (39), «Mi è indifferente perché non è un mio problema» (37), «Lo prendo un po’ in giro» (30), «Penso che si meriti di essere trattato così» (17). Fino all’estremo: «Lo disprezzo perché è un debole» (9).

LA RICERCA
Tutte le risposte viaggiano on line

La ricerca ha coinvolto finora 690 studenti torinesi di un liceo, due istituti tecnici e un professionale, 4 delle 14 scuole del progetto di prevenzione dell’Aids basato sulla «peer education» (l’incisiva educazione tra pari), promosso dal Centro Servizi Didattici della Provincia. Come il progetto di educazione alla salute, è curata dall’associazione di psicologi ADR (Analisi delle Dinamiche di Relazione).
 

IL PEDAGOGISTA - ”Parliamo con questi ragazzi ”

IL TESTIMONE - "Ti insultano di continuo e tutti stanno a guardare"

L'AGGRESSORE - "Devi dare delle sberle solo così ti rispettano"