Voglia di scuola familiare/2.
L'homeschooling cresce negli USA

da Tuttoscuola News n. 308, 1/10/2007

 

Sono passati quasi tre anni da quando "Tuttoscuola" lanciò in Italia, attraverso un convegno svoltosi a Genova nell'ambito della fiera ABCD, la problematica dell'homeschooling, la versione anglosassone, e in particolare americana, della nostra "istruzione paterna". All'argomento fu poi dedicato un ampio servizio, pubblicato nel numero di dicembre 2004 della nostra rivista ("2015, fine della scuola?". I lavori del convegno sono disponibili su tuttoscuola.com).

Il fenomeno, che negli anni settanta del secolo scorso coinvolgeva negli USA meno di ventimila giovani dai 3 ai 18 anni, è andato crescendo con ritmo esponenziale, tanto che secondo alcune fonti riguarderebbe attualmente oltre 2 milioni di bambini e ragazzi. Lo stesso governo americano ne ammette ufficialmente oltre 1.200.000.

è interessante notare che all'origine della scelta di educare i figli in proprio, sfidando le leggi sull'obbligo scolastico di non pochi degli Stati che formano gli USA, ci furono in quel Paese ragioni abbastanza simili a quelle che hanno indotto le venti famiglie della Valconca a fare la stessa scelta: la diffidenza verso la scuola pubblica, percepita come un ambiente burocratizzato, spesso violento, incapace di trasmettere valori positivi, soprattutto quelli di ispirazione cristiana. A promuovere le prime esperienze furono infatti piccole comunità di evangelici, battisti e altre confessioni religiose.

Ma l'homeschooling si è negli ultimi anni fortemente sviluppato soprattutto perchè viene avvertito sempre più come una modalità di insegnamento e apprendimento più efficace e tecnologicamente meglio attrezzata rispetto a quella tradizionale, come dimostrerebbe l'esito degli esami e dei test ai quali gli homeschoolers si sottopongono, con risultati comparativamente migliori rispetto a quelli conseguiti dagli allievi delle scuole pubbliche.