Sindacati sul piede di guerra per i tagli. Finanziaria killer, docenti dimezzati. S.V. da il manifesto del 2/10/2007
Un autunno di lotta. È la minaccia dei
sindacati, qualora gli orientamenti emersi in Finanziaria dovessero
essere ribaditi dal governo. A far discutere sono due misure con cui
si procede da un lato a una riduzione di 33mila docenti, e dall'altro
al risparmio di un miliardo e 432 milioni di euro entro il 2011.
Misure che per la verità non sono affatto nuove e che costituiscono
ritocchi a provvedimenti già presi l'anno scorso. Unica differenza:
sia i risparmi che le riduzioni di personale - come rivendicato ieri
dal ministro della pubblica istruzione Giuseppe Fioroni - non
avverranno più nell'arco di pochi mesi, ma saranno diluiti in tre
anni. Malgrado le buone intenzioni, tuttavia, il persistere di
politiche di bilancio restrittive si abbatterà con conseguenze
pesantissime sulla scuola. La ragione è semplice e si riduce tutta in
un trucco contabile messo a punto dal ministro Letizia Moratti e su
cui l'attuale governo continua a fare affidamento. Il trucco consiste
nel ricorrere a parametri artificiali per stabilire il numero dei
docenti di diritto, sapendo che saranno nettamente inferiori ai
docenti di fatto: si stabilisce per esempio, che ci sarà un professore
ogni 28 allievi, quando nella realtà la media degli studenti per
classe è meno numerosa. Per sostituire i titolari di cattedra mancanti
si assumeranno poi giovani precari con contratti di nove mesi e con
stipendi nettamente inferiori, con notevole risparmio per le casse
dello stato. Una politica che nel 2006 ha portato il numero dei
precari alla cifra record di 130mila. Per porre rimedio al problema,
il governo Prodi ha annunciato l'assunzione entro il 2009, di 150mila
nuovi insegnanti. Misura notevole ma del tutto insufficiente se si
tiene conto che entro quella data avverranno altri 120mila
pensionamenti, che porteranno 250mila, il numero delle cattedre prive
di titolari. Basta fare qualche conto: se si sommano i 150mila
insegnanti in più con i 30mila posti in meno, infatti, nel 2009 il
saldo resta comunque fortemente negativo. Numeri a parte, rimane la
responsabilità politica di un governo che, annunciando misure
demagogiche come l'impiego dei tagli ai partiti per la manutenzione
delle scuole, continua a risparmiare sullo stipendio dei precari.
Docenti disoccupati che, bisognosi di nuovi titoli per salire in
graduatoria, nutrono ormai un mercato illegale di cui approfittano
istituti privati e università senza scrupolo. Un fenomeno che
l'esecutivo dimostra di conoscere in tutta la sua gravità ma cui non
vuole porre mano, per evitare ulteriori spese. «Va definita - si legge
nella Finanziaria - la procedura che porterà al reclutamento del
personale docente, attraverso concorsi ordinari e periodici con
conseguente eliminazione delle cause che determinano la formazione di
situazioni di precariato». Reintroduzione dei concorsi che potrebbe
permettere di pianificare le immissioni in ruolo e sorvegliare la
qualità dei nuovi insegnanti. Peccato, però, che più in là il governo
ridimensioni il provvedimento «nei limiti delle risorse disponibili».
Ad ulteriore conferma che senza risorse non ci potrà essere nessuna
riforma di sistema.
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