L'iniziativa di un professore di Boston già seguita da molti colleghi
I ragazzi sono competitivi e si sentono oppressi dalle aspettative

Droghe, alcol e troppi suicidi
corsi anti-stress nelle scuole Usa.

Luigi Bignami, la Repubblica del 4/11/2007

 

ROMA - Forse è la scuola ideale per gli studenti di ogni paese, ma al momento è anche oggetto di critiche furiose. Sta di fatto che a Boston, negli Stati Uniti, il preside neo-assunto di un liceo Paul Richards, ha tolto ogni tipo di compito durante i week-end e le vacanze, ha introdotto corsi di yoga obbligatori per tutti gli studenti e ha spostato l'inizio delle lezioni quotidiane a dopo le 9 del mattino, per dare modo ai ragazzi di dormire di più. Il motivo? Abbattere l'elevato stato di stress.
La prima reazione dal mondo scolastico è stata negativa. Critiche, lettere d'insulti da ogni angolo d'America e una sorta di ammutinamento da parte di alcuni professori. Max Hekler si è fatto promotore della sommossa: "Non dare compiti durante i fine settimana significa arrivare a fine anno con il programma non svolto. Inoltre si arriverà a una forma di lassismo". Ma Richards non demorde. E i risultati sembrano dargli ragione. Nell'arco di due mesi una quarantina di scuole, soprattutto nell'area di San Francisco, ma anche in Texas e a New York, stanno seguendo il suo esempio.

La sua idea nacque un paio d'anni fa quando quattro studenti di Needham si tolsero la vita. Si stabilì che i suicidi non erano necessariamente legati alla scuola, ma al generale stato di ansia degli adolescenti, per i quali la scuola è parte importante della vita. E quando l'ansia supera una certa soglia da un lato può portare alla depressione, dall'altro all'uso sconsiderato di alcol e droghe.

Quando Richards arrivò nella nuova scuola fu colpito da come gli allievi, soprattutto quelli della prima classe, fossero ossessionati dai compiti in classe, dai giudizi degli insegnanti, dai voti e dalla necessità di costruirsi una nomea di successo che poi permettesse loro di iscriversi alle università più importanti del Paese. "È ora che gli studenti siano più protetti di fronte agli insuccessi - ha detto Richards - e capiscano che un'insufficienza non è la fine di tutto ".

A sostegno degli studenti stressati è nato "Sos", da Stressed Out Students, fondato da Denise Pope della Standford University. Spiega Pope: "La causa dell'ansia che prova la maggior parte dei ragazzi è da imputare ai genitori che obbligano i loro figli a un'eccessiva attività extrascolastica, nella quale i parenti vogliono vedere primeggiare la propria prole".

Dell'idea di Richardson e di Pope è anche Robin Alexander, pedagogista a Cambridge e Waewich, il quale, nel 2006, ha raccolto 750 interviste a parenti, insegnanti e ragazzi tra i 7 e gli 11 anni. Il quadro è demoralizzante: ai giovani viene trasmesso un mondo fatto di culto della "celebrità" e ansie da prestazione.
Se questo è il quadro americano, che non si discosta molto da quello dei paesi anglosassoni, come è la situazione in Italia? Chiara Saraceno, docente di Sociologia della famiglia all'Università di Torino spiega: "Anche qui lo stress è un male che colpisce i più giovani. Da noi tuttavia, le prestazioni scolastiche cadono in secondo ordine, mentre a rendere ansiosi i giovani sono gli eccessi di aspettative che i genitori pongono su di loro". Chiediamo troppo, dunque? "A volte sì, ci aspettiamo che debbano eccellere in tutto senza fare scelte ben precise che vadano verso i loro precisi interessi".