Compresenza: cosa è e perché difenderla. da SOScuola del 12/11/2007
Da qualche anno a questa
parte e in modo sempre più diffuso, nelle scuole elementari (ci piace
ancora chiamarle così) vengono utilizzate le ore di compresenza tra
insegnanti di una stessa classe per sostituire i colleghi assenti.
Questa pratica costituisce un bel risparmio per l’Amministrazione ma
crea un grave danno al processo di insegnamento- apprendimento che
dovrebbe invece costituire l’azione principe della scuola. Ma che cos’è la compresenza?
Innanzitutto va subito
chiarito che troppo spesso e soprattutto da parte di molti Dirigenti
Scolastici il termine “compresenza” viene impropriamente sostituito
con il termine “contemporaneità”. Ma “compresenza”
e “contemporaneità”
sono due lemmi ben distinti in quanto il primo indica in pratica le 4
ore settimanali in cui gli insegnanti di classe lavorano insieme
mentre il secondo viene a costituirsi quando nella classe è presente
un insegnante di un’altra disciplina (Lingua Straniera o Religione
Cattolica). È chiaro che mettere tutto nell’unico calderone della
contemporaneità giova a chi vuole svilire la funzione della
compresenza, farla apparire come uno spreco di “risorse umane” al fine
di utilizzare queste ore per le supplenze. Perché difendere la compresenza? Le problematiche che la scuola deve affrontare sono molteplici, la presenza sempre maggiore di alunni stranieri, il disagio socio-culturale, l’handicap, l’insuccesso, la dispersione hanno come risposta l’organizzazione di un lavoro didattico coordinato e didatticamente qualificato che preveda l’insegnamento individualizzato, il lavoro di gruppo, attività creative ludico-espressive, attività di recupero. Tutto ciò comporta la messa in atto di procedure che non possono esimersi dal lavoro svolto durante le ore di compresenza. La compresenza, oltre che favorire la gestione degli alunni in tutte quelle attività che non sono svolte "seduti al banco", dà la possibilità, infatti, di organizzare piccoli gruppi di lavoro, di realizzare interventi individualizzati, di porre maggiore attenzione al singolo, di gestire in ogni caso in modo più agevole la vita della classe stessa.
Attraverso le ore di
compresenza, è quindi possibile la realizzazione dei laboratori, cioè
di quei luoghi vivi dell’ordinarietà del fare scuola, ambienti in cui
si mettono alla prova ipotesi, si costruiscono percorsi, in cui siano
congruenti progetto e gestione del gruppo che apprende. Per un singolo
insegnante, praticare alcune fondamentali attività con l'intero gruppo
classe è molto complesso, ad esempio la manipolazione per il controllo
della motricità fine, per la coordinazione oculo-manuale, e non meno
importante, per lo sviluppo della creatività espressiva utile alla
rimozione delle difficoltà comunicative. Oppure la drammatizzazione,
essenziale anch'essa per il superamento di tutti i problemi legati
alla comunicazione verbale; o ancora ai giochi sensoriali e le
attività psicomotorie propedeutici all'apprendimento della lettura,
della scrittura e della matematica. Inoltre, durante le ore di
compresenza, è possibile realizzare più agevolmente tutti quei lavori
di approfondimento, di ricerca e di osservazione indispensabili per un
apprendimento consapevole. Come difendere la compresenza? L’art. 26 (ATTIVITA’DI INSEGNAMENTO) comma 5 del CCNL 2002/05 per ciò che riguarda gli insegnanti elementari cita testualmente: “Nell’ambito delle 22 ore d’insegnamento, la quota oraria eventualmente eccedente l’attività frontale e di assistenza alla mensa viene desinata, previa programmazione, all’attività di arricchimento dell’offerta formativa e di recupero individualizzato o per gruppi ristretti di alunni con ritardo nei processi di apprendimento, anche con riferimento ad alunni stranieri, in particolare provenienti da Paesi extracomunitari. Nel caso in cui il collegio dei docenti non abbia effettuato tale programmazione o non sabbia impegnato totalmente la quota oraria eccedente l’attività frontale di assistenza alla mensa, tali ore saranno destinate per supplenze in sostituzione di docenti assenti fino ad un massimo di cinque giorni nell’ambito del plesso di servizio”.
Risulta quindi evidente
che lo strumento attraverso il quale è legittimamente possibile
rifiutarsi di sostituire i colleghi assenti durante le ore di
compresenza è la
delibera del Collegio dei Docenti
e si ricorda che è possibile modificare le scelte fatte o “non fatte”
ad inizio d’anno richiedendo al Dirigente Scolastico, da almeno 1/3
dei docenti, la convocazione di un Collegio dei Docenti con all’ordine
del giorno l’art. 26 del CCNL 2002/05.
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