Formigoni: vogliamo cambiare la scuola lombarda.
Parte la riforma degli istituti professionali.
Il Corriere della Sera del 23/3/2007
«Vogliamo cambiare la scuola lombarda». Non rinuncia a qualche solennità, il presidente Formigoni, nel presentare la «sua» riforma della scuola basata «sulla piena attuazione del Titolo quinto della Costituzione». Trasformazione degli attuali corsi professionali «in percorsi formativi con pari dignità all'istruzione secondaria superiore», accreditamento e parificazione degli istituti pubblici e privati, certificazione delle competenze «anche nella prospettiva del possibile superamento del valore legale del titolo di studio», «pagelle» di efficienza formativa anche per gli istituti stilate da un ente valutatore terzo sono i capisaldi di una riforma che sotto diversi aspetti rischia di innescare un nuovo braccio di ferro con il governo. E che in ogni caso ha già uno slogan: «Una scuola non più per tutti, ma per ciascuno». Insomma, il governatore è partito lancia in resta. Spiega che alla base della riforma c'è «il rovesciamento dell'impostazione attuale. Porremo al centro del sistema la domanda concreta di formazione, laddove oggi abbiamo istituti rigidi, superati, sempre più lontani dalle richieste che vengono dal mondo del lavoro». Di qui, la prima delle novità contenute nel progetto della giunta lombarda: l'ampliamento delle attuali scuole di formazione professionale in corsi quadriennali o anche quinquennali che consentano il passaggio in università o a successivi percorsi formativi. Le prime reazioni al progetto di legge presentato ieri sono caute. Dalla Margherita interviene Carlo Spreafico: «Ora che la giunta ha mostrato le sue carte, si parta immediatamente con la discussione. Il tempo stringe, l'importante è che l'iter possa concludersi in tempo utile, affinché la nuova legge abbia valore sin dal prossimo anno scolastico». Una posizione non ostile accompagnata tuttavia da un monito: «Per intavolare una discussione che possa portare a un percorso autonomo e condiviso è necessario che la Giunta abbandoni posizioni aggressive nei confronti del ministro Fioroni e del governo». Per i Ds, prendono parola Sara Valmaggi e Giuseppe Civati: «Apprendiamo che nel pdl viene confermata una certa confusione tra il sistema dell'istruzione e quello della formazione professionale, che a nostro avviso può danneggiare entrambi. Speriamo che la Regione non riproponga gli schemi stanchi di una contrapposizione con il governo, ma si impegni in una dialettica pragmatica su questi temi». I due consiglieri della Quercia ricordano anche «i provvedimenti nazionali che prevedono l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 16 anni» e invitano il governatore a «recuperare il ritardo accumulato nella programmazione e nel sostegno al sistema della formazione professionale, che è competenza esclusiva delle Regioni». Uno degli aspetti più «suggestivi» è quello annunciato come il punto di arrivo della riforma: la possibilità per i capi d'istituto di reclutare direttamente il personale docente e non docente della scuola. Insomma, addio concorsi e magari competizione tra scuole per aggiudicarsi i migliori insegnanti? L'assessore all'Istruzione Gianni Rossoni sull'argomento invita a «un po' di sano pragmatismo. Certamente questo è un aspetto che andrà discusso, in primo luogo con i sindacati. Ma si può immaginare, per esempio, che con il progressivo pensionamento degli insegnanti, le risorse liberate possano essere utilizzate dai capi d'istituto per reclutare il personale che ritengono più opportuno».
Secondo Formigoni, la riforma della scuola nasce
«da una precisa richiesta di tutto il sistema lombardo. Abbiamo
bisogno di una scuola di maggior qualità, perché quella di oggi non
consente ai nostri ragazzi di competere ad armi pari con i loro
coetanei di altri Paesi, e che usi meglio i mezzi economici, visto che
oggi abbiamo un costo per alunno assolutamente gravoso». |